Tommaso Paradiso: "La Lazio sta sparendo. Io tifo la Lazio non il giocattolo del presidente"
La lunga lettera scritta da Tommaso Paradiso al Presidente della Lazio

Un momento buio quello che stanno attraversando i tifosi biancocelesti, reduci da una pesantissima sconfitta nel derby capitolino contro la Roma. L'ambiente oggi è deluso, in cui riecheggia un'aria di malcontento generale.
Anche il cantautore romano, Tommaso Paradiso, di nota fede biancoceleste ha espresso il suo disappunto e dispiacere ai microfoni di Radiosei nella trasmissione “Quelli che…”, in cui ha letto una lunga lettera indirizzata al Presidente Claudio Lotito.
La lettera di Tommaso Paradiso
Io sono arrivato al limite, ma non mollo. Dormo poco e oltre a scrivere le canzoni, la notte scrivo anche altri pensieri. La questione Lazio è arrivata al punto di non ritorno, o comunque ad un punto di svolta, e proprio ieri notte ho scritto queste dighe, di getto:
‘Queste parole le avrei potute pronunciare solo qui, dai miei amici Guidi e Stefano e proprio qui, nella radio che ascolto tutti i giorni e nella quale ho iniziato a parlare della nostra amata Lazio.
‘Lotito resisti, non mollare, tieni duro, non te ne andare’, queste non sono frasi dette dai tifosi laziali ma dai cugini romanisti, mentre sempre più spesso capita di ascoltare disperati i tifosi laziali che si augurano perfino di non vincere un derby con la speranza ingenua, romantica e, ripeto, disperata, che cambi qualcosa. Come quando nella vita siamo consci di dover attraversare il dolore per sconfiggere un male più grande, a questo paradosso siamo arrivati: il tifoso romanista che auspica un futuro longeva al presidente della Lazio e quello laziale che è disposto a vedere la sua squadra del cuore sprofondare pur di immaginare una sorte diversa.
Continua la lettera del cantautore romano
‘Non vendo sogni’ e non finisco il famoso lo slogan. Il calcio è il sogno per eccellenza, è dei bambini, è una favola e perché noi non dovremmo sognare? Non perde occasione per sbeffeggiare il tifoso laziale. La Lazio sta sparendo, è chiusa. Siamo partiti 21 anni fa con il fax non arrivato in tempo, siamo qui ora alle prese con la ‘svista’.
Sta raccontando storie che non coincidono con la realtà. Poi aggiungo un parere personale: questo è accanimento. Presidente, le si deve rendere conto che non sta gestendo una cosa di famiglia ma la Società Sportiva Lazio che è un mondo che coinvolge migliaia di persone.
Questa non è più la Lazio, è un affare di famiglia. Io tifo la Lazio non il giocattolo del presidente Lotito, questo è un sequestro. Questa non è la Lazio in cui sono nato.
Oggi si parla di tutto tranne che di campo e di calcio. Si parla di bilancio, questo è un incubo, non il calcio. Mi auguro che qualcuno che le è molto vicino le faccia aprire gli occhi: questo non è la Lotitese, è la Lazio.