Mimmo Caso: “L’amore per la Lazio ti prosciuga, per me quella salvezza vale come uno scudetto”
Alcuni estratti, riguardanti la Lazio, dell’intervista dell’ex calciatore e allenatore biancoceleste Mimmo Caso

Uno dei calciatori più rilevanti e importanti della storia della Lazio è stato proprio Domenico Caso che, negli angoli della memoria, custodisce piccole nostalgie che gli fanno compagnia, molte delle quali riguardano gli anni in bianco celeste, le vittorie e le imprese compiute con l’aquila sul petto. Tutti questi ricordi sono stati raccontati ai taccuini del quotidiano La Gazzetta dello Sport: ecco alcuni estratti di questa intervista che interessano la Lazio.
Le parole di Caso sulla Lazio
“A metà anni 80 lei è stato il capitano della Lazio del -9, una delle squadre più amate dei tifosi”
Arrivai alla Lazio nel 1985 per merito di Chinaglia. Ero al Toro, il ds era Moggi, mi disse che Giorgio, allora presidente, mi voleva a tutti i costi. Subito mare in tempesta: primo anno in B con Simoni, situazione societaria in bilico, il casino del calcio scommesse, la penalizzazione di nove punti da scontare del campionato successivo. Il 1986-1987 è l’anno della grande impresa con Fascetti e allenatore, gli spareggi a Napoli, con Taranto e Campobasso, la salvezza che sembrava impossibile e che, per me, vale come uno scudetto.
“Quasi vent’anni dopo lei è stato anche il primo allenatore dell’era Lotito”
Era il 2004, Lotito aveva appena preso la società. Ero tornato ad allenare la Primavera, con l’amico Felice Pulici, a metà anni 90, avevamo fatto un gran lavoro, lanciando talenti come Sandro Nesta e Marco Di Vaio, ma il più forte era Alessandro Iannuzzi, un 10 con qualità incredibili. Mi dissero che c’era bisogno di me e accettai. L’amore per la Lazio è qualcosa che ti prosciuga. Partimmo benino, poi ci fu qualche passo falso, a dicembre venne esonerato. Se mi volto indietro la colpa che mi addebito è quella di non aver continuato a lavorare con i giovani: quella è stata la parte migliore del Caso allenatore.
“Se si volta indietro scopre anche di essere un sopravvissuto, per due volte “
La prima a 21 anni, nel novembre del 1975, ero sulla Porsche con il mio compagno di squadra e Vincenzo Guerini. Uscimmo di strada, ci ribaltiamo e Vincenzo si ruppe ovunque. La sua carriera fin lì ma io fui più fortunato, cavandomela con poche escoriazioni. La seconda volta nel gennaio 1995, avevo 41 anni, mi ammalai, linfoma non Hodgkin. Fu dura, a darmi la forza furono i ragazzi che allenavo. A fine giugno vince lo scudetto Primavera, Lazio Perugia 1-0, c’erano 50.000 spettatori all’Olimpico, si rende conto?