Valerio Varamo
Valerio Varamo

Ironico, sincero e un pizzico folle. Così si può descrivere Valerio Varamo, giovane romano che regala sorrisi ogni giorno ai suoi follower su Instagram e TikTok raccontando gli episodi quotidiani della sua famiglia: semplice, vivace e irresistibilmente autentica. La famiglia è il suo motore, sempre presente in ogni momento, anche  e soprattutto quando si parla di calcio. È proprio lì che nasce il suo amore incondizionato per i colori biancocelesti. Di questa passione ci ha parlato in esclusiva ai microfoni di LazioPress.it.

Valerio Varamo
Valerio Varamo

Quale giocatore laziale, secondo te, ha la personalità più “da TikTok” e sarebbe divertente da inserire in uno dei tuoi video?

“È vero che sono dei professionisti, ma anche ragazzi giovani. Sono sicuro che, volendo, riuscirei a creare video divertenti con ognuno di loro. Però, se dovessi sceglierne uno, direi Guendouzi. Mia madre ha una parrucca identica ai suoi capelli! Mi immagino già la scena: mio padre lo scambia per mia madre da dietro e gli dà una pacca sul sedere… poi il resto viene da sé!”

La Lazio di Sarri mostra spesso grande intensità tattica, ma anche fragilità mentale nei momenti critici. Qual è, secondo te, il nodo principale che impedisce alla squadra di essere stabile per 90 minuti?

“Credo che la Lazio sia vittima del famoso detto ‘vincere aiuta a vincere’. Penso anche che il livello della Serie A si sia alzato per le piccole e abbassato per le grandi: non c’è più quel divario in cui scendevi in campo certo di fare tre punti con le ultime in classifica. Sarri, secondo me, è un allenatore da primi quattro posti, ma la rosa non è da Champions: è più da Europa League. Il problema è che anche le altre squadre ora hanno organici di qualità persino il Bologna, che fino a poco tempo fa lottava per salvarsi già a marzo.”

Sarri è noto per il suo calcio organizzato e offensivo. Quale giocatore pensi stia assimilando meglio il suo gioco e chi, invece, fatica ad adattarsi?

“Da quando Sarri è alla Lazio ho notato più progressi nella fase difensiva che in quella offensiva. La Lazio di Luis Alberto, Milinković e Immobile aveva una qualità diversa: erano i singoli a sbloccare le partite complicate. Quest’anno manca quel pizzico di estro, non abbiamo giocatori capaci di creare superiorità numerica. Per ottenere buoni risultati, la squadra deve imparare a muoversi come un blocco unico.”

Se dovessi prevedere l’evoluzione della Lazio nei prossimi due anni, quali elementi saranno decisivi per la crescita o il declino del club?

“Onestamente, trovo difficile immaginare una vera evoluzione nei prossimi due anni. Se dovesse avvenire, le cause sarebbero due: o la fortuna (tipo trovare un nuovo Messi che ti vince le partite da solo, cosa con una probabilità su un miliardo) oppure un cambio di presidenza, con una gestione finalmente vincente. Anche lì, però, la possibilità è una su un milione… ma almeno un po’ più realistica che vedere Messi con la maglia della Lazio!”

Quando guardi la Lazio con i tuoi genitori, chi tra loro è più ottimista e chi più critico?

“Diciamo che siamo una famiglia molto ottimista. Partiamo sempre con l’idea che quei 90 minuti li vinciamo, crediamo nella legge dell’attrazione: bisogna iniziare vincenti, anche solo con il pensiero. Il problema è che chi scende in campo, purtroppo, questa mentalità non ce l’ha.”

Esclusiva | Ascanio Pacelli: "Il problema non è Tudor, ma una società venuta meno"
Sarri e la Lazio, summit di mercato: dubbi su Dele-Bashiru e Noslin, idea Insigne ancora viva