Photo by Claudio Villa/Getty Images per Laureus via Onefootball
Photo by Claudio Villa/Getty Images per Laureus via Onefootball

Personaggio televisivo noto per la sua partecipazione alla quarta edizione del Grande Fratello nel 2004, Ascanio Pacelli ha poi consolidato la sua carriera prendendo parte a numerosi programmi televisivi su Rai e Mediaset, oltre a diverse serie televisive.
Oggi Pacelli è tornato alle origini, partecipando nuovamente al Grande Fratello, dove ricopre un ruolo centrale come opinionista.

Oltre alla carriera nel mondo dello spettacolo, Pacelli coltiva una grande passione per il calcio, e in particolare per la Juventus. Noto tifoso bianconero, ha raccontato ai nostri microfoni l’origine del suo amore per la Vecchia Signora, soffermandosi anche sul momento difficile che la squadra sta attraversando la squadra di Tudor. Infine, uno sguardo anche al prossimo impegno dei bianconeri, che questa sera alle 20:45 affronteranno la Lazio allo Stadio Olimpico di Roma.

Romano di nascita, ma juventino nel cuore. Da dove nasce questa passione per la Juventus?

Sono nato a Roma, è vero, e sono juventino perché mio padre è juventino, e quindi ovviamente nasci seguendo le orme di tuo padre, a quei tempi si ascoltavano le partite alla radio, perché non c’era Sky. Erano gli anni di Platini, Boniek, di Paolo Rossi, di Bettega, e quindi mi sono immediatamente innamorato della Juve. Poi un amico di mio padre mi regalò la maglia originale di Platini di lana, che tra l'altro pesava una quantità enorme. E quindi diciamo che da lì in poi la mia passione non è mai stata scalfita, pure mio fratello era juventino, poi lui purtroppo è tornato romanista, crescendo a scuola. Io invece a scuola sono andato contro tutti e tutti e sono rimasto bianconero.

Uno dei temi più caldi riguarda il futuro di Igor Tudor. Come valuta finora il suo percorso sulla panchina bianconera? Si parla molto del fatto che la gara contro la Lazio possa essere decisiva per il suo futuro. Crede che sia arrivato il momento di cambiare?

Il problema non è Tudor, non era forse Motta e non era Allegri. È evidente che se cambi tre allenatori vuol dire che non è un problema degli allenatori, perché sono tre allenatori molto diversi. Il problema è che siamo passati da una Juve dove, al di là di Ronaldo, avevi dei giocatori del campo che erano dei veri leader, avevi una difesa granitica, avevi comunque carisma da parte di tutti, avevi voglia sempre di non mollare mai, a una squadra molto giovane con gente che evidentemente nel DNA gli manca proprio questo. E quindi stai iniziando a pagare il conto di una campagna acquisti, che negli ultimi due anni e mezzo è stata scellerata, ma perché questo dimostra che alla base c'è una società che forse è venuta a mancare, non ha avuto coraggio e soprattutto non ha avuto le persone adatte che dovevano scegliere le persone adatte. E Tudor l'anno scorso si è trovato ovviamente a dover fare il famoso traghettatore. Poi c'è stata una campagna acquisti con giocatori che devono ancora entrare nel meccanismo, quindi ci vuole un po' di tempo. Se fossimo arrivati da un’annata normale, avresti potuto dare tempo a Openda, a David, a Zhegrova, quest'ultimo ha giocato otto minuti forse. In più, è vero, Bremer si è rifatto male, però ecco, è lì l'errore, cioè tu non puoi fare una campagna acquisti pensando già di avere Bremer e basta. Tu devi impostare una campagna acquisti sapendo che, durante l’anno, i pochi leader che hai possono anche farsi male. Ecco lì che è sbagliato proprio di base a come sono state fatte le scelte: da Koopmeiners a Douglas Luiz, a quest'anno al fatto che non è stato preso un difensore. O meglio, Cabal e Bremer si sono fatti male l'anno scorso a ottobre. Tu dovevi già arrivare a metà novembre, ovvero un mese e mezzo prima della campagna acquisti di gennaio, già con due o tre nomi sicuri garantiti. Sei andato a pescare Kelly, che tutto è bene oggettivamente, no. Sei andato a prendere un Costa, che poi hai rivenduto per prenderti un giocatore come Joao Mario che non lo fai giocare perché ha caratteristiche offensive. Abbiamo avuto Huijsen che lo abbiamo dato alla Roma per poi venderlo a 15 milioni. Poi (Huijsen, ndr) è stato venduto a 60 al Real Madrid.

I giocatori li avevi in casa. Io non avrei mai dato via Fagioli, non avrei mai dato via Hans Nicolussi. Mai, mai, mai, mai. Mi sarei tenuto loro due e Miretti che adesso sta tornando. Avrei scelto due o tre difensori forti perché poi la difesa dà tranquillità alla squadra. Dopodiché ecco lì che ti ritrovi, ripeto, con la situazione Vlahovic: un altro errore che non c'entra l'allenatore, un altro errore durante la campagna estiva. Hai preso Openda e David, che sono sempre dei buoni giocatori ma che devono ancora ambientarsi, ma ambientarsi in un ambiente che non è sereno non è facile. Perché ogni volta che scendi in campo senti il peso di dover dimostrare qualcosa. Quindi non è Tudor la soluzione.

Parlando proprio dei singoli: dopo le vicende estive legate a Vlahovic. Ritiene che la società abbia gestito bene il suo caso, oppure la mancanza di un direttore sportivo abbia pesato in una situazione così delicata?

Sicuramente sì. Servono le persone con le competenze giuste che in quel momento avrebbero avuto il coraggio di dire a tutti i soci “signori miei andiamo purtroppo in minusvalenza, su questo è una grande perdita però ci liberiamo di giocatore” e a quel punto tu acquisti anche i giocatori funzionali alla stagione per gli anni successivi, invece alla fine non sei riuscito a venderlo, non sei riuscito a piazzarlo. Nel frattempo ne hai presi due però i due non stanno giocando. Ma che cosa vuol dire? Questo è un altro segnale. Mettiti nei panni di Openda e David. Questi mi hanno comprato. Io sono il futuro e non mi fanno giocare perché ancora non ho segnato. Ma non ho segnato perché? Specialmente Jonathan David i movimenti li sa fare molto bene, ma non gli arrivano i palloni quindi a centrocampo c'è un problema. Se Thuram non è in giornata c'è un problema. Sono tante le cose che influiscono su questo momento difficile, ed è lo stesso identico dello scorso anno. Allora ti viene da pensare se non fosse stato il caso invece di tenere Motta e dargli un anno in più e vedere perché noi abbiamo fretta di tornare dove stavamo qualche anno fa. 

Ma noi qualche anno fa avevamo Ronaldo, Dybala, Higuain, Pjanic e avevamo una difesa che era una delle più forti del mondo. Era un'altra squadra. Purtroppo bisogna avere la pazienza di dire c'è un periodo di crisi, durerà. La cosa che mi dispiace è vedere la voglia e la fame che mancano molti giocatori in campo. Quella mi fa incazzare proprio. Non che perdi, mi fa incazzare che non capisci cosa significa davvero indossare quella maglia.

Dopo tre vittorie iniziali, sono arrivati cinque pareggi e la prima sconfitta contro il Como. A cosa attribuisce questo calo di rendimento?

Abbiamo vinto, abbiamo fatto tanti gol con l'Inter e con il Borussia Dortmund. Abbiamo segnato tanto, ma ne abbiamo subiti troppi. Il problema è la difesa. La difesa è troppo fragile. Quando l'altro giorno c'erano Rugani, Kelly e Gatti, ovviamente manca quello di esperienza. Invece Gatti è stato bravo, con la personalità è riuscito comunque a tenerla in piedi. Hanno smesso di segnare davanti. È ovvio che c'è proprio un'incertezza, ma si vede anche nei cambi che fa Tudor. Non è colpa sua, è colpa di un materiale umano, lui deve sfruttare quel materiale umano. Avrebbero dovuto trovare una struttura fissa, dando un asset importante. Dopodiché cambi le pedine in gioco, invece è un continuo cambiare, cambiare, cambiare. Abbiamo un giocatore fortissimo che è Zhegrova, che appena si rimetterà in forma, secondo me sarà veramente di grande aiuto. Di base è stata fatta una campagna acquisti sbagliata sulla difesa, tremenda. Io Veiga non l'avrei mai dato via a quel punto. Ma oltre per la qualità che era discreta, per il giocatore. Era uno che dopo due partite già incitava il pubblico, comunque non si fermava mai, andava sotto tutti i palloni. Di quello ha bisogno la Juve, perché quello fa da traino agli altri che dicono, “cavolo, vedi Veiga?” Aiuta gli altri a salire di autostima e di carisma.

Negli ultimi tempi si è spesso puntato il dito sulle prestazioni della Juventus: una squadra giudicata opaca, priva di un sistema di gioco chiaro e di identità. Tuttavia, ieri contro il Real Madrid si è vista una squadra diversa. Crede che questo cambio di atteggiamento sia merito del lavoro del gruppo o piuttosto delle individualità che hanno fatto la differenza?

Diciamocelo onestamente, eravamo tutti pronti a dire “questi oggi ci asfaltano”, perché era così, comunque è Real Madrid. In realtà poi noi subiamo molto più le squadre più piccoline, perché forse c'è una sorta di atteggiamento psicologico sbagliato, come se dire, vabbè noi siamo la Juve, sì il Como, Fabregas è bravo, ma questi sono inesperti. Invece quando giocano contro la Juve, tutte le squadre danno il 101%, la Juve dà il 70%. Quando giochi contro il Real Madrid e vuoi evitare di fare una figura di me**a, hai dato il 101%. Questo è l'atteggiamento che deve rimanere sempre, sempre, sempre. È ovvio che il Real Madrid, che davanti ha dei fenomeni, non ha messo la Juve in difficoltà come ha fatto il Como. Il Como è partito e non ha mai avuto paura di arretrare. La Juve quando va sotto pressione va in difficoltà. Detto questo, c'è stata la speranza, cioè siamo usciti più contenti dall'1-0 del Real Madrid che dal 4-4 col Borussia Dortmund, per assurdo. Ma perché? Perché era un momento difficile e pensavamo di fare una figuraccia. Questo deve servire adesso per iniziare a portare punti, a portare punti e a segnare. Che poi, diciamoci la verità, poteva finire 1-1 e non avremmo rubato nulla. Prima Vlahovic, poi Openda, la chance ce l'hanno avuta. Vedo spento un po' McKennie, parecchio spento. Vedo Cambiaso che sono due o tre partite che non si regge in piedi. Ma queste sono scelte che fa l'allenatore. Lui è il mister, lui deve decidere, noi non siamo nessuno per potergli dare delle indicazioni. Adesso è arrivato il momento di dire “ok, tiriamo fuori le pa**e”.

Guardando avanti, alla sfida contro la Lazio: che atteggiamento si aspetta dalla Juventus, alla luce della buona prova offerta contro il Real Madrid?

Io mi aspetto che non ci sia quella leggerezza di pensare alla Lazio in difficoltà, a cui mancano i giocatori. Io voglio vedere la stessa fame che c'era a Madrid. Io preferisco perdere 4-3, ma sapendo che hai messo il cuore e l’anima fino al novantesimo, piuttosto che finire 0-0. Perché uno 0-0 ti fa tornare indietro. Si può perdere all'Olimpico con la Lazio, non siamo la Juve di 3-4 anni fa, siamo una squadra che naviga tra il terzo e il sesto posto, quindi ci sta anche perdere, perché pure la Lazio ci avrà fame di vittoria. Ma combatti, combatti fino alla fine, combatti con lucidità.

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