cena di natale

Martina Piemonte, attaccante della Lazio, ha rilasciato una lunga intervista sul quotidiano Leggo in cui ha affrontato temi come la sua carriera e la situazione che sta vivendo il calcio femminile. 

Una passione innata per il calcio quella di Martina Piemonte, classe 97, attaccante della SS Lazio e della Nazionale Italiana: «Ho iniziato a 5 anni». Il sogno prende forma nel giardinetto di fronte casa, giocando con suo cugino, l'unico della famiglia a praticare questo sport. Le discriminazioni di genere nel calcio emergono sin dalla tenera età. In Italia, se per un bimbo fare il calciatore è quasi l'unica aspirazione possibile, per una bimba è un sogno negato. 

Bandiera Lazio

Le parole di Piemonte

Mio padre non voleva che io giocassi a calcio, essendo una donna» racconta l'attaccante biancoceleste. Trovando il supporto in sua madre e suo zio, Martina giocava a calcio di nascosto agli allenamenti maschili. Adesso, mio padre è il mio più grande tifoso, ha visto che sono felice ed è orgoglioso di me. 

Una duplice conquista: la validazione del suo sogno da parte della figura maschile e l'approdo in Serie A. Il percorso della ravennate è tutt'altro che in discesa. La sua carriera inizia al Verona, quando aveva 18 anni: 

«All'inizio non ci pagavano e lavoravo come barista la sera per mantenermi. Non è stato facile». Sicuramente l'introduzione del professionismo nel 2022, è un traguardo, o come dice Piemonte «un punto di partenza» importante per lei e le sue compagne, ma non sufficiente ad annullare le disparità, principalmente salariali. Una calciatrice di massima categoria ha uno stipendio paragonabile a un calciatore di Serie C. Una differenza abissale se si pensa ai milioni percepiti, al mese, dai giocatori dello stesso livello. «La differenza - spiega l'attaccante - è principalmente mediatica e quindi economica. Non abbiamo la stessa retribuzione perché non abbiamo lo stesso seguito, non ci sono gli stessi introiti». 

Evidenziando, quindi, che il problema ha un'origine più profonda, tutta culturale. L'obiettivo della parità coi colleghi uomini richiede tempo, ma non è irraggiungibile: il primo album Panini dedicato alle calciatrici ne è un esempio. 

Non mi vengono le parole, è un momento storico che ci ricorderemo, regala alle bambine la possibilità di sognare e ci fa conoscere anche dai bambini», commenta con orgoglio. «Il calcio è calcio, non ci sono differenze, se non nel ritmo, è un calcio genuino e pieno di passione. Anche il nostro.

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