Il derby non si gioca, si vince. Un vecchio adagio sempre valido e allora la Lazio si gode il trionfo contro la Roma senza illudersi di aver risolto in novanta minuti i problemi emersi nelle altre gare di campionato e coppa. Certo, aver battuto i cugini, ha significato spesso in passato il crocevia decisivo per ridare sicurezza alla squadra più in difficoltà ma ora Sarri si aspetta altre prove convincenti come quella di domenica. Si è vi sta finalmente una Lazio corta, motivata, pronta a rubare palla e ripartire come ai vecchi tempi. Così, come d'incanto, si sono riammirate le giocate migliori di Immobile, Felipe Anderson e Pedro, un tridente che ben presto è diventato imprendibile per i lenti difensori della Roma. Il pressing attaccando il pallone si è visto ma leggermente più basso in modo da costringere meno i centrocampisti a quelle corse sfiancanti che avevano limitato il rendimento delle due mezzali, Luis Alberto e Milinkovic. È stato fondamentale passare in vantaggio e quindi poter giocare a campo aperto ma, se la novità è opera di Sarri, potrebbe essere un momento decisivo per la stagione della Lazio. Un sarrismo 2.0, un sarrismo rivisto secondo le caratteristiche dei giocatori attuali perché i grandi tecnici sanno mediare tra le proprie idee e la rosa a disposizione. Anche i tifosi devono avere più fiducia senza ricercare nei giocatori biancocelesti dei cloni di Jorginho, Hamsik e Allan, il centrocampo del Napoli che aveva rubato gli occhi per almeno un paio di stagioni. Inutile continuare a fare paragoni col passato, Sarri sa adattarsi, ha capito che, per far emergere le qualità di Luis e Sergej, c'era bisogno, non di stravolgere lo spartito, bensì di cambiare leggermente il momento in cui portare il pressing. Squadra offensiva sempre, attacco alla palla meno alto permettendo, soprattutto a Luis Alberto, di esaltare i suoi lanci in verticale per un tridente rifiorito nel momento più complicato. Sei gol Immobile, due Anderson e uno Pedro, alla sua ex squadra. Domenica tanti scambi tra loro con Ciro nella veste di uomo assist alla faccia di quelli che lo avevano definito un centravanti atipico e poco propenso al dialogo con i compagni. Ad aiutare il tridente e i centrocampisti c'è la crescita complessiva della difesa che sembra più coperta con Marusic rispetto a Lazzari. L'intesa tra Ramos e Acerbi aumenta di partita in partita anche se contro la Roma qualche buco lì dietro si è aperto e c'è voluto un grande Reina per non rovinare un derby quasi perfetto. Ora giovedì il Lokomotiv per rimettere in piedi il girone di Europa League senza però perdere di vista l'obiettivo campionato e la pericolosa trasferta di Bologna dove l'anno passato ci fu una delle peggiori versioni della Lazio di Inzaghi. Ora è tempo di pensare a Sarri e alle sue idee che stanno plasmando una squadra che pressa, gioca a due tocchi ma senza scoprirsi troppo. Il Tempo/Luigi Salomone

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
TMW | Il derby di Sarri: Lazio-Roma può essere come Napoli-Lazio del 2015