Sergente degradato, incredibile ma vero. Tre volte sostituito, altre due entrato dalla panchina e una sola a tempo pieno, novanta minuti filati, con il Cagliari. Nelle prime sei partite ufficiali della nuova stagione, compreso il debutto di Europa League a Istanbul, Milinkovic ha scoperto cosa significa turnover. Non è un precario, ma neppure intoccabile come succedeva ai tempi di Inzaghi. La rivoluzione silenziosa di Sarri, per adesso non confortata dai risultati, sta mettendo a dura prova i top player della Lazio. Devono correre più di prima, difendere, tornare indietro. Un lavoro completo, nuovo, a cui non sono abituati, dentro un cantiere aperto. Milinkovic è rimasto sorpreso, non se lo aspettava, sta metabolizzando la transizione e il nuovo sistema di gioco. Dalle coccole di Simone alla frusta di Sarri. È un derby strano, a cui Milinkovic si sta avvicinando come non pensava. A differenza di Immobile e Acerbi, non ha giocato l'Europeo. È fresco e riposato, eppure Sarri lo ha gestito in questa fase iniziale della stagione e lo ha risparmiato più volte. Se i tenori non cantano, la Lazio non si diverte. Se non corrono il doppio, è difficilmente sostenibile il 4-3-3. Sergej si vuole riprendere i gradi di intoccabile, non solo la titolarità, e un ruolo da protagonista nel derby. Queste partite lo esaltano. Alla Roma ha segnato solo due volte, nella doppia semifinale di Coppa Italia, mai in campionato. Sono passati più di quattro anni. Quattro vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte nel conto dei dodici precedenti in cui, è bene ricordarlo, Inzaghi lo ha sempre impiegato da titolare. Il calcio è semplice, non bisogna renderlo troppo sofisticato. Risolvono i giocatori, non gli allenatori. E le partite complicate toccano ai più forti. Come dimostrerà stasera Milinkovic, all'Olimpico. Corriere dello Sport.

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
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