La Lazio continua a guardare al Flaminio come possibile casa del futuro. A parlarne è Lorenzo Busnengo, architetto esperto in progettazione urbanistica e impiantistica sportiva, nonché consigliere uscente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia, è intervenuto ai microfoni di Radio Roma Sound in vista delle elezioni dell’Ordine, in programma dal 30 agosto.

Nel corso dell’intervista, Busnengo ha fatto il punto sulla situazione legata alla costruzione di nuovi stadi nella Capitale, soffermandosi in particolare sullo Stadio Flaminio.

Busnengo a Radio Roma Sound

Per i nuovi stadi, la Roma e la Lazio hanno la stessa visione che hanno avuto le altre grandi società internazionali? A Monaco di Baviera si giocava all'Olimpia Stadium, stadio che fa parte di un più ampio un parco sportivo, progettato e realizzato per le olimpiadi del 1972, ispirato ad una visione paesaggistica e ambientale simile a quella che portò alla realizzazione del Foro Italico. Ora però il Bayern Monaco ha la sua nuova casa all'Allianz Arena che però è in periferia, in una casa del calcio e dei suoi tifosi, progettata da Herzog e De Meuron, che ne hanno fatto un’icona dell’architettura contemporanea. In questo senso il Bayern nel costruire il suo stadio ha avuto una sua visione. Per fare un altro esempio possiamo parlare dello stadio progettato da Soto de Mora in un quartiere periferico di Braga, dentro una cava abbandonata, anche li si è fatta una grandissima architettura, da cui ne deriva un senso di appartenenza dei tifosi e della comunità alla propria squadra. 

Roma e Lazio hanno questa visione? Gli stadi pensati a Pietralata e al Flaminio rispondono ad una qualche logica per venire incontro alle esigenze dei tifosi e dei cittadini, oppure sono frutto di scelte casuali legate esclusivamente a fattori contingenti se non economici? Qual è la visione delle nostre società e delle nostre amministrazioni? Per quanto riguarda la localizzazione di Pietralta siamo dentro lo SDO, il famoso ‘sistema direzionale orientale’ che era una previsione del PRG del 65 per delocalizzare i grandi ministeri, i grandi uffici pubblici e privati al di fuori del centro storico. 

Un'idea sicuramente non realizzata, allora qual è la visione? Facciamo uno stadio dentro la nuova “Défense” di Roma, oppure non è stato immaginato niente di tutto ciò e questo stadio dialogherà solo con l’ospedale Pertini e con le grandi infrastrutture di quel quadrante? Non lo sappiamo. Leggo che ci sono tante problematiche a Pietralata: il tema delle aree boscate, che evidentemente non era stato analizzato quando l'area è stata individuata, che quindi potrebbe determinare modifiche sostanziali al progetto preliminare approvato con la  delibera di pubblico interesse dell’ assemblea capitolina; inoltre ritengo necessario affrontare il tema della ripartizione modale, termine tecnico per spiegare come si arriva allo stadio se in motorino, in macchina, con la metropolitana o gli altri mezzi pubblici e quindi definire la dotazione di parcheggi e le modalità di deflusso. 

Prosegue l'architetto 

Che tipo di dialogo può avere il nuovo stadio con quello che c’è adesso e quello che sorgerà più o meno a breve a Pietralata? Sicuramente non è possibile parlare di stadio pensando solo al lotto dello stadio. Vanno messi a sistema tutti gli elementi di trasformazione di Pietralata, non solo il progetto stadio. Non ci dobbiamo spaventare prima, però vanno studiati e conosciuti. E’ proprio questa è l'essenza del progetto. La trasformazione di un quadrante urbano deve inevitabilmente mettere a sistema tutti gli elementi. Pensiamo ad esempio alla dotazione dei parcheggi, quelli di altri comparti e di altre trasformazioni, in determinati orari possono essere messi a servizio dello stadio, ma per farlo servono uno studio trasportistico integrato e uno studio urbanistico dell'intero quadrante che dovrebbero arrivare insieme al progetto definitivo, anche perché sulla delibera di riconoscimento del pubblico interesse tutti questi input sono ampiamente descritti e sono vincolati al fatto che siano depositati insieme al progetto definitivo.

I ponti pedonali che prima doveva realizzare RFI e poi sono stati messi a carico della Roma e inseriti come opere di pubblico interesse? E’ evidente che anche sotto il profilo del quadro economico gli elementi delle opere pubbliche vanno messi a sistema: se c'è un'opera già finanziata o che viene stralciata e messa a carico dell'intervento stadio, lo stesso ente finanziatore originario, in questo caso RFI, quei soldi dovrà utilizzarli per fare altre opere pubbliche.

Lo Stadio Flaminio

Il progetto di Lotito per lo stadio Flaminio presenta una situazione più complessa. Intanto va detto che l’impianto progettato da Nervi è un monumento dell'architettura contemporanea; quindi, non ci ritroviamo di fronte a un lotto libero come a Pietralata, ma ad un'architettura monumentale tutelata, giustamente vincolata ai sensi dell'articolo 10 del codice dei beni culturali, e con una sovrapposizione di tutele dovute anche ad un vincolo paesaggistico di tutto il quadrante Flaminio e uno archeologico, perché intorno allo stadio è stata ritrovata una necropoli; quindi, in questo caso, si ha una possibilità di trasformazione e di progettazione giustamente molto più limitata, non è nemmeno immaginabile una sostituzione edilizia. Anche il solo intervento di realizzazione di un altro anello sovrapposto, lo vedo, molto complesso, perché in qualche modo deve essere garantita l'unitarietà progettuale originaria di Nervi. Questo lo dico veramente a livello culturale, a prescindere dal sistema vincolistico, perché poi i decreti di istituzione del vincolo si possono modificare e delle flessibilità si possono trovare. In questo caso bisogna fare un progetto di rifunzionalizzazione, se non lo vogliamo chiamare di restauro, ma bisogna vedere come si può arrivare al giusto compromesso per fare un intervento di qualità senza snaturare, anzi valorizzando, un gioiello dell'architettura romana riconosciuto in tutto il mondo.

Il progetto di Lotito lo conosciamo veramente poco, in quanto si è visto solo qualche rendering, ricordiamoci però che i rendering oramai li fanno anche con l'intelligenza artificiale, e non sono un progetto. Quindi in attesa del progetto non possiamo che ribadire che le preoccupazioni ci sono tutte. Ne dico una: si vorrebbe un altro anello sopra quello esistente per preservare in qualche modo l'attuale stadio, ma la copertura della tribuna principale che fine fa? La devo demolire sennò poi dal nuovo anello non vedo la partita, ma l’attuale copertura è uno degli elementi di maggior pregio dell'unitarietà dello stadio stesso con. Quindi la vedo molto molto complicata, Poi c'è anche il rischio idraulico, perché il quartiere era soggetto al rischio di esondazioni; quindi, è un ulteriore tema di difficoltà, soprattutto se si lavora ai piani terra e ai piani interrati. 

Il progetto della Roma Nuoto 

Il progetto di Roma Nuoto che è stato respinto dal Comune, era sicuramente un intervento dal punto di vista architettonico più compatibile con la tutela e ai gradi di vincolo che oggi ci sono sullo stadio Flaminio.

Sulle nuove norme

Se le nuove norme per la costruzione degli stadi saranno d’aiuto per vedere sorgere i nuovi impianti di Lazio e Roma? Rispondo raccontandovi un episodio che mi è rimasto scolpito nella memoria. Mi è capitato, nel passato, di essere progettista di interventi su impianti sportivi importanti, durante una conferenza di servizi con circa 30-35 uffici presenti, una responsabile dell'ambiente, non mi ricordo di quale Ente, mi chiese: ‘Quante rane ci sono in un ettaro di intervento?’. Io ovviamente sulle rane non potevo che rimanere in silenzio, però c'era il mio collega esperto ambientale che gli ha prontamente risposto: ‘200 rane per ettaro, c’è scritto a pagina 112 della valutazione ambientale strategica’. Lei è andata a controllare e subito dopo ha ribattuto: ‘Questo numero voi l'avete tratto da fonti bibliografiche mica avete contato le rane’. Beh, se l'atteggiamento è questo, non si farà mai nessuno stadio a Roma e forse neanche in Italia; quindi parto dalla speranza che oltre alle leggi, anche l'atteggiamento e la volontà culturale di tutti vada verso la realizzazione di stati fatti bene, con progetti architettonici di qualità come si è fatto in tutta Europa, perché queste trasformazioni devono portare un valore aggiunto alla nostra città, a prescindere dalle fedi calcistiche.

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