"La cosa che mi è dispiaciuta di più è il fatto che sembrava che non facessi parte dei 26 che hanno vinto l'Europeo. E' stata la cosa più brutta". Queste parole pronunciate da Ciro Immobile, attaccante della Lazio e della nazionale, in conferenza quest'oggi sono pesanti. Dichiarazioni di un ragazzo che è partito dalla Serie B e che dovunque è andato ha lasciato il segno. Magari non è stato sempre prolifico al massimo, ma ha sempre dato l'anima: hanno criticato l'anno a Dortmund, dove comunque ricordano bene il suo gol contro l'Arsenal in Champions League dopo essersi fatto metà campo. Poi hanno criticato i sei mesi a Siviglia, dove con un assist decisivo ha mandato la s1uadra ai supplementari contro il Barcellona in finale di Supercoppa Europea, contribuendo anche con un gol nella vittoria contro il Real Madrid per 3-2 qualche mese dopo. Ma poi è stato criticato anche in Nazionale. E qui Ciro ha sentito tutto il peso di alcune "cattiverie", come sono state giustamente definite da lui stesso, arrivate da alcuni addetti ai lavori e non. Anche dopo la vittoria dell'Europeo, dove le sue lacrime l'hanno detta lunga a riguardo. Eppure Immobile due gol li ha fatti, ha dato sempre l'anima adattandosi a un gioco (e a giocatori, soprattutto) trasversalmente diversi rispetto a quelli a cui era abituato. Ha creato spazi, lottato su tutti i palloni. Ma questo, evidentemente, non basta per azzittire qualche voce di troppo. Non basta essere il miglior marcatore nella storia di uno dei club più titolati in Italia. Non basta essere a 23 gol dalla top 10 della classifica marcatori all-time della Serie A. Non basta aver vinto una scarpa d'oro dopo essersela contesa con giocatori come Lewandovski, Ronaldo o Messi, diventando peraltro il miglior marcatore nella storia in un singolo campionato con 36 gol. Ed evidentemente non basta continuare a segnare con una media strepitosa e continuare a macinare record. Ma il non soddisfare alcune voci non preclude il fatto di essere uno dei migliori attaccanti in circolazione, numeri alla mano, nonché il capitano della Lazio, con un popolo a seguito che lo ama. Le scene della sua premiazione sono state l'ennesima dimostrazione del suo legame con i tifosi biancocelesti e con una piazza come quella laziale pronta, come sempre, a difenderlo da tutto ciò che i media oggi possono causare.

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
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