Gattuso
Gattuso

Intervenuto a Radio Laziale, Gianni De Biasi ha analizzato, in particolare, la situazione attorno alla Nazionale Italiana guidata da Rino Gattuso, che nella giornata di oggi ha conosciuto anche la sua prossima avversaria nei playoff - l'Irlanda del Nord - , in programma a marzo, di seguito il suo intervento radiofonico. 

Gianni De Biasi a Radio Laziale 

Un nome che mi ha impressionato in Italia o all’estero? Quello che stupisce è Fabregas. Sta facendo un buon lavoro a Como, con una squadra che non bada a spese. Credo che il Como stia facendo un buon campionato: ha giocatori interessanti, anche giovani e di prospettiva, che non sono lì gratis. Il Como sta onorando il suo campionato di Serie A.

Le difficoltà del Napoli erano da mettere in preventivo. L’anno scorso hanno avuto una stagione strepitosa, ma avevano un unico obiettivo: una squadra di valore. Oggi hanno allargato la rosa. Quando devi far fronte a più competizioni, avere giocatori in più non dà mai fastidio. Più ne hai, più scelte hai. L’allenatore deve essere bravo anche a gestire queste situazioni. Ho spesso sentito colleghi lamentarsi per squadre con pochi giocatori, non per chi ne aveva in più.

Non credo che Sarri si lamenti perché non riesce a gestire il parco giocatori a disposizione, ma perché gli manca altro. Credo che la Lazio avesse problemi all’inizio della stagione, cose risapute. Bisogna partire sapendo che si deve faticare. L’importante è lottare fino alla fine nelle posizioni che contano.

Quando subisci pochi gol, è normale fare alcuni risultati deludenti. La rosa che stai gestendo non è quella ideale, ma devi arrangiarti. Credo che Maurizio sappia bene il mestiere e sappia cavarsela anche in situazioni difficili. Sa che nei momenti di difficoltà bisogna stringersi per non prendere gol e sfruttare le occasioni che si hanno.

Oggi la Lazio vive un momento indefinito: gioca con una rosa piccola e non di primo livello, e l’allenatore fa quello che può.

Continua l'ex ct dell'Albania

Con la Norvegia abbiamo preso 7 gol in due partite, e questo sta a significare una realtà in grande crescita. Abbiamo incontrato l'Albania nel bel 2013 e abbiamo vinto. Poi loro hanno avuto la fortuna di trovare giocatori importanti. Noi ci siamo un po’ cullati nelle prime sei partite di Gattuso, contro avversari che non erano spauracchi. Da un certo punto di vista, tremo per quello che può essere il futuro della nostra nazionale: un altro fallimento sarebbe traumatico. È impressionante come non riusciamo ad andare avanti.

Il sorteggio è stato buono, con partite alla portata: dobbiamo prepararci bene, conoscere bene gli avversari e andare sul sicuro.

Lo stage può servire, ma non è quello che fa la differenza. Far sentire i giocatori parte di un club anche quando non ci sono, andarli a vedere, chiamarli: sono fattori che aiutano il gruppo a sentirsi presente. Io lo faccio soprattutto in condizioni di difficoltà. I nostri giovani giocano nei massimi campionati, quindi c’è la possibilità di farlo. Sono i piccoli dettagli a fare la differenza.

Qual è la miglior ricetta per far ripartire questo sistema? Se mi chiama Gravina, glielo dico, e giuro che non lo tengo per me.

È stata un’esperienza di vita e di lavoro molto bella. Quando sono andato in Albania, mi avevano detto che ero suonato, ma Robinson doveva inventarsi le cose su un’isola deserta: bisognava far di necessità virtù.

Non deluderò: non seguo la nazionale, se non nelle partite, e non seguo il contorno. Guardo in modo critico, ma sono interessato a quello.

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