Tra le diverse polemiche scaturite nel post partita di Lazio-Milan vinta dai rossoneri per 1-2 con il gol di Sandro Tonali vi sarebbe una frase, riportata da Il Messaggero, che avrebbe pronunciato l'allenatore della Lazio Maurizio Sarri a Lotito dopo una lamentela proprio del patron. "Bisogna spazzare la palla" avrebbe detto il presidente biancoceleste negli spogliatoi, riferendosi alla palla persa da Marusic. Puntuale sarebbe arrivata la risposta del comandante che avrebbe detto: "Questo è il mio calcio, se non ti piace riprendi Pioli". Una frase non verificata ma che ha subito fatto viaggiare con la fantasia verso un confronto tra i due modi di giocare, avendo proprio Pioli utilizzato il 4-3-3 in una stagione in cui i biancocelesti hanno proposto un calcio molto belle e hanno staccato il pass per i preliminari di Champions League.

Rose a confronto

Partendo dai giocatori che vi erano a disposizione, troviamo innanzitutto due punti in comune: ovviamente Radu, terzino sinistro fisso dello scacchiere di Pioli e capace di ritagliarsi il sui spazio anche con Sarri dopo alcuni mesi di panchina e di tentativi da centrale, e Felipe Anderson, esploso proprio con l'attuale allenatore rossonero e di cui anche il comandante è innamorato nei suoi momenti up. Partendo proprio da quest'ultimo, i mesi di gloria di Pipe, che ne hanno innalzato a dismisura il valore nella prima stagione di Pioli, avevano creato quasi una sorta di dipendenza dalle sue accelerate capaci di ribaltare/sbloccare una partita e in diversi casi anche di indirizzarla a suo piacimento. Era divenuto un esterno d'attacco totale che molto spesso partiva dalla difesa e si accentrava. Questo con Sarri non avviene: il suo gioco è infatti più rilegato a uno schema di squadra: la sua qualità diventa importante nel momento in cui si attacca tutti insieme con i compagni che seguono in gruppo l'azione. L'altro esterno era Candreva che si alternava con Keita: in entrambi i casi una pedina ben diversa da Zaccagni o Pedro, i quali rientrano nel gioco schematico del mister. A centrocampo una nota in comune è il perno basso che deve avere qualità importanti: Biglia e Leiva, protagonisti di una staffetta nel 2017  ed entrambi sostituiti da Cataldi, palleggiatore che con Pioli ha fatto un salto importante e con Sarri si è consolidato. Klose e Immobile, le due punte, hanno poi una natura ben diversa: nel primo caso si rendeva spesso finalizzatore di un'azione costruita senza il suo supporto, cosa che Ciro invece, soprattutto negli ultimi tempi, fa regolarmente.

Gioco schematico e gioco sui singoli

Una grande differenza la si può ritrovare soprattutto nel modo in cui le due squadre portano avanti il pallone: con Pioli i giocatori si basavano molto sugli individualismi: i tiri di Candreva, i dribbling di Keita, la velocità e lo scatto di Felipe Anderson. In molte di queste circostanze la Lazio ha vinto diverse gare. Dietro un supporto importante, con Mauri e Parolo che si affiancavano a Biglia e che davano il giusto guizzo e gli inserimenti nel momento più opportuno. Con Sarri si ricerca un gioco che segue un'identità ben precisa: molto possesso palla, passaggi e ricerca dell spunto. Questo può arrivare dopo fraseggi importanti, azioni costruite e con il rispetto perfetto dei ruoli: ogni giocatore ha il suo compito con l'obiettivo di fare squadra e mettere in mostra un gioco che va avanti in modo conforme.

In entrambi i casi abbiamo, comunque, avuto a che fare con un gioco veloce e pulito, nonostante con Sarri debba ancora partire la scintilla, attesa per il suo secondo anno in biancoceleste possibilmente con a disposizione una rosa che possa ben legarsi al suo modo di intendere calcio.

 
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