Lazio, squadra
Fraioli

La Lazio si è riscoperta solida, ma anche un po’ spenta: come riporta Il Corriere dello Sport, dopo sette giornate di campionato e i numeri raccontano una squadra che sta cercando di trovare equilibrio e compattezza, ma che ha smarrito la brillantezza offensiva.

Lazio, il problema dell’astinenza dai goal: l’andamento dell’attacco

L’astinenza dal goal comincia a farsi sentire dopo 4 partite su 7 chiuse senza segnare e che evidenziano un dato che non si vedeva da oltre vent’anni. Per trovare un inizio di stagione così povero di goal bisogna tornare indietro alla stagione 2001-2002, quando la squadra, guidata da Zaccheroni, rimase a secco in 5 delle prime 7 partite; e a quella 1993-1994 di Zoff, stessa frequenza e medesimo senso di frustrazione. La squadra costruisce, ma fatica a concretizzare e l’ultima sfida di Bergamo è stata emblematica in questo senso. Gli uomini di Sarri hanno dimostrato grande attenzione in difesa, ma poca incisività e cinismo in attacco: è mancato il guizzo, l’invenzione, la spinta di chi rompe gli equilibri. D’altronde, questa non è solo un’idea, ma lo confermano i numeri: nelle ultime 8 partite di campionato, la Lazio non ha segnato in 5. Lo stesso numero di volte in cui era rimasta a secco nelle precedenti 44 gare di campionato, un’inversione di tendenza evidente che suona più che altro come un campanello di allarme. L’anno scorso, con Baroni in panchina, dopo 7 giornate, la Lazio aveva segnato ben 14 reti, con una media di 2 a partita: gli attaccanti producevano molto di più e la prima partita senza goal era arrivata solo all’ottava giornata, proprio contro la Juventus, la prossima avversaria che arriverà sabato all’Olimpico.

Il lavoro di Sarri e la solidità difensiva 

Sarri sta lavorando per fornire un’identità chiara alla squadra, ritrovando l’equilibrio e il giusto approccio. L’anno scorso, dopo 7 giornate, la Lazio aveva, oltre che segnato 14 reti, anche incassato 10 goal, senza mai riuscire a mantenere la porta inviolata. Adesso, il palleggio c’è, la costruzione anche, ma manca spesso la verticalità e la cattiveria sotto porta. Sembra quasi che la squadra di Sarri assuma un atteggiamento fin troppo prudente, molto consapevole, ma meno incisivo e spettacolare: un processo di adattamento è necessario, a maggior ragione dopo tutte le difficoltà - tra mercato bloccato ed infortuni - che hanno attanagliato l’ambiente biancoceleste. È chiaro a tutti, infatti, che per tornare ad alti livelli, non basta sapersi difendere bene, ma soprattutto tornare a far male all’avversario.

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