Le dichiarazioni di Cristiano a Radio Laziale 

Sul fatto che soltanto La Gazzetta dello Sport si è ricordata dell'anniversario 

Evidentemente molta stampa ha già la memoria corta, non ho avuto modo di leggere altri quotidiani ma ne prendo atto e posso solo essere interdetto dal fatto che si è sempre ricordato, fino all'anno scorso, l'11 novembre con un piccolo articolo almeno sui quotidiani romani. Quest'anno evidentemente è passato il giorno e non è stato così.

La domanda di Cristiano a Matteo Petrucci (Sky Sport) e la risposta 

Che sensazioni ha avuto il mister dopo la sconfitta con l'Inter? 

Sarri non l'ha nascosto ed è stato molto duro nei confronti della classe arbitrale e questo ha creato  delle conseguenze con il comunicato di ieri del club. La sconfitta non ha spostato la convinzione di Sarri, che è una convinzione che bene o male ha da inizio stagione, da Como in poi. Lui è molto soddisfatto di questa squadra, dell'atteggiamento, dal rendimento, da come è riuscita a compattarsi tatticamente e mentalmente in questa situazione non facile, legata al peccato originale che è quello del mancato mercato ma anche da quello che è stata l'emergenza con cui ha dovuto fare i conti questi mesi. Sarri è molto motivato e soddisfatto, che poi esiste un clima elettrico tra lui e la società non mi sembra una novità ma questo non avrà nessuna conseguenza su quello che è il futuro di Sarri alla Lazio.

Il comportamento di Totti in seguito alla tragedia 

Quel derby ricordo che fummo invitati, perché tra l'altro ricorreva proprio l'11 novembre, dalla Società ed andammo giù negli spogliatoi. Mio figlio Gabriele era piccolino, aveva tre anni, e mentre ritornavamo su in tribuna siamo passati anche vicino ai calciatori perché stavano per scendere in campo e si è avvicinato Francesco Totti a noi e gli chiese quanti anni avesse e lui con la manina gli piace il segno del tre. Fu immortalato in quel momento in una foto ed azzeccò il risultato. 

La memoria di Gabriele 

I ragazzi di 18 anni non hanno vissuto direttamente la vicenda di mio fratello però grazie alla memoria che custodiscono i tifosi, in particolare la nostra curva, devo dire che tutti quanti, tutti i giovani che si avvicinano allo stadio, ma non solo, riescono a sapere della vicenda. Quando si parla di memoria, questo è un aspetto fondamentale. Per me la vicenda e l'omicidio di Gabriele è stata di un'enormità talmente grande che era evidente però, non dico che è passata inosservata perché all'inizio ci furono degli approfondimenti, nessuno mai ha evidenziato che la morte di un ragazzo di 26 anni era avvenuta per mano di un'agente che si era sentito una domenica mattina di sparare un colpo da una parte all'altra dell'Autostrada del Sole, io credo che sia qualcosa di inascoltabile. Era evidente che, per quanto riguarda il livello istituzionale, bisognava riportare in modo più soft tutto quello che era accaduto, però l'unica cosa che mi fa specie è che tantissime persone non si sono mai soffermate su come è accaduto il fatto, ovvero, che è stato sparato un ragazzo su autostrada per mano di un esponente delle forze dell'ordine. 

La tragedia e la conferenza stampa muta

Sono trascorsi 18 anni ma per me ne sono passati 38, è inimmaginabile la fatica, lo stress, la tensione, non solo l'aspetto emotivo, per tutelare mio fratello perché inizialmente si faceva intendere che c'era stata una rissa tra tifosi e che era partito un colpo di pistola che aveva ucciso un ragazzo, così messa era sembrato che era stato qualche tifoso a sparare e dopo questa informazione abbiamo sentito la conferenza stampa muta. Ricordo il momento in cui era stata indetta una conferenza stampa, nessuno dei giornalisti poteva fare delle domande e c'era il capo della comunicazione di crisi del governo. Nessun giornalista si era sentito di rappresentare le istituzioni, allora non serviva una conferenza ma un comunicato, loro si sarebbero potuti alzare perché se non si possono fare domande riguardo un fatto così grave è la tomba dell'informazione. Lì ho sentito per la prima volta il discorso sulla deviazione del colpo ed ho capito che avremmo dovuto faticare per far capire come fossero andate le cose veramente. A livello caratteriale io sono sempre stato quello più chiuso mentre lui era quello più chiacchierone ma mi è venuto spontaneo espormi in quei giorni e e credo che non ci fosse un direttore di quotidiani o di testate televisive che non mi abbia sentito. L'importante è che siamo riusciti a non far passare niente che potesse nuocere a Gabriele, alla sua persona.

Il racconto su Gabriele 

Mio fratello è la persona che amo di più, non posso dirlo al passato, e adesso lo è insieme ai miei tre figli e alla mia compagna attuale. Ricordo perfettamente quando i miei genitori portarono Gabriele a casa all'ospedale, forse rimasi un pomeriggio intero a guardarlo nella cull. Dal suo ingresso in casa mi sono vissuto tutta la sua breve vita ed è stato un fratello minore ma, per certi versi, anche un figlio perché quando i nostri genitori si separarono Gabriele aveva due anni ed io 9 e quando c'è una separazione ci si deve dedicare a quello più piccolo però non ho mai sofferto un minimo di gelosia, anzi ero contento che Gabriele avesse tutte le attenzioni che un bambino di 2 anni doveva avere. Siamo cresciuti insieme e l'ho visto diventare un calciatore, perché oltre tifoso era un attaccante come Casiraghi, come corsa, modo di giocare e grinta. Era riuscito ad arrivare a livelli ottimi, tanto che era stato convocato varie volte nella rappresentativa regionale. Abbiamo condiviso le passioni, non solo quella per la Lazio ma anche per la musica perché anche a me piaceva la musica elettronica. Il nostro era un rapporto che mi piacerebbe tutti i fratelli, invece vede spesso che non è così.

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