Dov'è finita la sua Lazio? «O è colpa mia o abbiamo perso di vista chi siamo. Certe gare le avremmo vinte serenamente l'anno scorso». Sarri stavolta mette anche pubblicamente la sua testa sul patibolo: «Se nei prossimi giorni valuterò che il problema sono io, sarò il primo a prendere la decisione di andare via, dopo aver parlato con Lotito». Chissà se Maurizio è pronto a dimettersi davvero o è solo l'ennesimo disperato tentativo di spaventare un gruppo a lui legatissimo. A giugno mediterà comunque se interrompere in anticipo il rapporto, nonostante poche settimane fa abbia giurato amore eterno per non delegittimarsi di fronte all'ambiente e allo spogliatoio. La società lo ha pressato per quel discorso, anche per rimandare i corteggiatori dall'Arabia al loro posto. Tutto vano, perché in fondo ora il primo a sperare in un suo passo indietro è Lotito, che non ha nessuna intenzione di licenziare Sarri e riconoscergli almeno 10 milioni lordi sino alla scadenza (2025) del contratto. Per questo già mesi fa ha declinato la candidatura di Tudor, rimandando ogni decisione sul futuro, con la suggestione dell'ex Scaloni (dimissionario con l'Argentina) di ritorno a Formello. Ma per quanto ancora il patron potrà prendere tempo? La Lazio ieri sera è tornata in treno sotto lo sguardo e il brutto muso dei tifosi nella stazione di Salerno.

UN GOL SU AZIONE

Niente ritiro immediato perché scatterà comunque domani prima del Celtic Glasgow: «Se fossi Lotito interverrei in maniera pesante, per rompere l'inerzia. La squadra ha perso personalità, iniziativa. È inutile giustificarsi con assenze o un errore arbitrale clamoroso, perché Gyomber andava espulso. Dopo il vantaggio, siamo rientrati nel secondo tempo per gestire 50', abbiamo fatto troppo poco le parole amare di Sarri e quindi c'è qualcosa che non sta funzionando. Non capisco la mia diversità rispetto allo scorso anno, anzi sono molto più pressante, ma il rendimento di tanti giocatori non è all'altezza del secondo posto. In Champions facciamo miracoli, mi preoccupa la mentalità in campionato». Un solo gol su azione negli ultimi sei, i tiri in porta sono un miraggio: «Eravamo spenti, e sta succedendo troppo spesso. La Salernitana ha subito, ci ha concesso ampi spazi e tempo. Mi fa piacere solo il gol di Ciro».

AL VIA LA RIVOLUZIONE

Eppure tutta la vecchia guardia, compreso Immobile, adesso è sotto processo. La società sta valutando una rivoluzione totale, soprattutto in attacco. Si sperava di farla slittare a fine anno, ma ora tutto torna in ballo. La missione in Argentina dello scouting Picchioni per esempio non era solo per il difensore Valentini, ma soprattutto per un bomber al posto di Ciro, tentato dall'Al-Ahli e non solo. Insigne si è proposto, può prendere il posto di Pedro, ma i sogni sono Colpani o Rafa Silva per giugno. Perché anche Zaccagni e Felipe Anderson ora rischiano, per questo i rinnovi slittano. A centrocampo, se dovesse andar via Kamada, Sarri vorrebbe Lewis Ferguson. Sempre che non sia Mau a pagare per tutti prima, come in questi casi succede spesso: «Se continuiamo cosi le sconfitte saranno tante. Certe prestazioni non si possono giustificare neanche con il calendario complicato. Se la Lazio gioca così è inutile parlare di primi posti, farà una tranquilla metà classifica. Non c'è più un obiettivo». Altro che salto e progetto.

Lo riporta l'edizione odierna de Il Messaggero.

La Repubblica | Figuraccia a Salerno, Sarri nella bufera: “Se è colpa mia, pronto a lasciare”
TMW | Lazio, altro passo falso: ora Lotito deve intervenire. Immobile fa 100 in trasferta