Martini: “Ci chiamavano fascisti. Le Brigate Rosse volevano colpirci, giravamo con le pistole”
L’intervista a La Gazzetta dello Sport dell’ex calciatore biancoceleste Gigi Martini

Sulla decisione di abbandonare il calcio
Mi chiamò Liedholm che allenava la Roma: “Vieni, ho bisogno di un terzino come te“. Lo ringraziai, ma non ne avevo più. Andai in America, prima Chicago e poi Toronto, fu un’esperienza umanamente bellissima, ma lì non hanno storia, tradizione, passione. Smisi perché cominciai a fare il pilota per Alitalia, avevo cominciato a studiare nel 1975. Sono rimasto in Alitalia per 29 anni, sono circa 26.000 le ore di volo fatte, 26.250, per essere precisi, gli atterraggi.
Il momento più complicato
Il giorno dopo la strage di Ustica, facevo la stessa tratta. Sentì un colpo sordo, era un aereo non segnalato che aveva abbattuto la barriera del suono. Era in corso una battaglia nei cieli, come poi è stato dimostrato, erano prove di guerra.
Il momento più divertente
Tratta Palermo-Roma, l’assistente mi dice che c’è un signore che mi vuole parlare. Penso sia un tifoso, invece il tipo si avvicina, ha le mani in tasca, mi lascia intendere che ha una pistola, mi dice che è un capomafia e che devo dirottare l’aereo a Ciampino. Penso ad uno scherzo, ma quello è serio. Senza che se ne accorga, avviso la torre di controllo che mi stanno minacciando e fingo di andare a Ciampino, ma atterro a Fiumicino. Sulla pista ad aspettarci ci sono quelli della Digos, travestiti con le tute dell’Alitalia. Gli saltano addosso e le immobilizzano. Lui urlava: “Comandante, mi hai fregato!”. Poi abbiamo scoperto che non era un capomafia, ma un balordo. Mi disse: “Abito a Frascati, per questo volevo atterrare a Ciampino: ci avrei messo meno ad arrivare a casa”
Le ”altre vite” di Gigi Martini
Sono stato in Parlamento 10 anni con Alleanza Nazionale, presidente Enav per tre anni. Ho fatto lo skipper in giro per il mondo, dalla Toscana al Sudafrica, fino ai Caraibi, attraversando tempeste e mare in burrasca. In moto ho attraversato il deserto del Sahara. Oggi vado in barca, non c’è un momento più bello di quando metti le vele a riva e il vento le prende: lì pretendo il silenzio da tutti, voglio solo ascoltare il suono che fa il mondo.