Il salto è nello spirito, finalmente mai domo come in campionato. Peccato che il nervosismo e il tedesco Stegemann abbiano sfregiato questa notte da record. Perché la Lazio mette tuttoquelloche Sarriha insegnato, lotta, suda fino a trovare un buco, e quel rigore trasformato da Immobile all’angolino. Digiuno di Ciro spezzato, primato europeo centrato - col sorpasso definitivo su Simone Inzaghi - ma rovinato dall’inferno scatenatosi dopo l’espulsione di Lazzari e poi dalla beffa finale dello Sturm, che annulla un secondo tempo in dieci a correre avanti e indietro, oltre al miracolo di Pedro. Peccato davvero, all’ultimo finisce2-2,comenelpomeriggio fraMidtjylland e Feyenoord: nel gruppo F sono tutti a quota 5 nel limbo,ma sembraun gironemaledetto. Alla faccia del turnover ostico. Sarri ne cambia cinque rispetto almonday night, tiene in panchina chihagiocatosempredopo lostop: Romagnoli, Marusic, Milinkovic e Felipe Anderson. Anche Ilzer, rispetto all’andata, si presenta con un 4-3-1-2 rimaneggiato, ma ancorapiù stretto ecompattoper annullare il palleggio della Lazio. Il trucco di Cataldi è provare a invitare lo Sturm per scoprirlo, ma invece Kiteishvili passa subito lì in mezzo e Ajeti calcia alto. Il 10 austriaco poi però regala pure a Immobile il tu per tu con Siebenhandl e un pallonetto rimpallato. Gli austriaci costruiscono uno schermo d’acciaio, sputano fuoco acentrocampo, sgomitano e sfrecciano a un ritmo forsennato. Luis Alberto li sorprende fra le linee con un incanto d’esterno destro, ma Ciro viene ancora murato. La Lazio non si deprime, aggredisce, risponde colpo su colpo.Continua a far viaggiare la pelotarasoterra, testaalta,condialoghi a occhi chiusi come in campionato: il gol, a forza di slabbrare l’avversario coi passaggi dentro-fuori e i triangoli, diventa la naturale conseguenza con quegli scugnizzi sull’esterno. Zaccagni conquista un fallo (dodici nella prima mezz’ora)dietro l’altro,sullastessa fascia si sovrappone Hysaj, si scaglia sulla traversa il siluro diPedro. Lospagnolo torna trottolino,sgomma a zig zag nello stretto e scarica per il tocco in area di Luis Alberto. Zaccagni viene steso da Affengruber, consulto al Var, rigore e giallo: Immobile stavolta non sbaglia il piattone dal dischetto. Lazzari però è ingenuo, un flash dopo: è già ammonito per un battibecco con Kiteishvili, si becca il secondo giallo per una spintina su Prass, che si lancia in una sceneggiata da attore navigato. Si scatena il parapiglia, a fine match 10 dieci cartellini in campo.

foto fraioli

RESISTENZA E CAMBI - Tutta la ripresa in inferiorità numerica, Sarri è costretto a sostituire Zaccagni con Marusic e a schierarsi con un 4-4-1. Si soffre subito, Cataldi sbaglia un passaggio sulla trequarti e non riesce a recuperarlo con un tackle disperato: Prass scarica, Boving s’infila in mezzo a Gila e Patric, perfetti sino a quel momento, e punisce Provedel all’angolino. Sarri nonmolla, 4-2-3 allaricerca dei trepunti, dentroMilinkovic, Vecino e Felipe Anderson. Sergej sale immediatamente in cattedra in terra e in cielo, il Pipe brasiliano invece sciupa palloni d’oro, sino a quando non si riscatta conun taccodeDios (46esimo assist) all’indietro: Pedro deve solo appoggiare il piattone a giro e volare sotto la Nord con il suo primo gol stagionale europeo. I biancocelesti ritrovano l’orgoglio, resistono alle bombe di Horvat, ma poi Boving gelacomunque l’Olimpico.Non diventa eroe assoluto, Felipe Anderson, con l’ultimo allungo nel recupero. Che rammarico, anche se negli ultimi tre anni la Lazio ha perso solo contro il Bayern Monaco all’Olimpico.Contaancoradipiù la crescita di consapevolezza di una squadra che ormai ha quasi concluso l’apprendistatodelSarrismo. C’è il sacrificio di tutti,Maurizio ha fatto irruzione nelle menti e nei cuori dello spogliatoio, lo ha convinto, trascinato. La maglia zuppa è il successo dentro il caos del tabellino. Il Messaggero/Alberto Abbate

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