Stefano Fiore
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A pochi istanti dal fischio d'inizio in programma alle ore 20:45, l'ex centrocampista della Lazio, Stefano Fiore, è intervenuto ai microfoni di Radio Laziale per commentare l'imminente impegno della Lazio contro il Pisa, e sul momento attuale della squadra guidata da Maurizio Sarri.

L'intervento a Radio Laziale

Mi aspetto una partita tosta, difficile, un po’ per il momento della Lazio, anche se la Lazio viene da una bellissima partita, una grande prestazione e soprattutto da una vittoria. Però gioca in casa di una squadra un po’ scorbutica, che abbiamo visto mettere in difficoltà anche il Milan, quindi mi aspetto una partita complicata, ma comunque alla portata della Lazio, soprattutto se l’approccio sarà lo stesso visto contro la Juve.

È una squadra che ama il fraseggio, uscire giocando dal basso. Molto dipenderà da come la Lazio saprà tenere il campo, perché — a mio parere — un campo bagnato, ma non pesante, favorisce la squadra più tecnica: la palla schizza di più, va più veloce e i valori tecnici emergono ancora di più. Se invece il campo fosse pesante, i giocatori tecnici, o comunque le squadre che prediligono il palleggio, farebbero più fatica, soprattutto contro un Pisa che, come abbiamo visto anche a Milano, viene a prenderti alto, ti salta addosso e riparte. Bisognerà stare molto attenti a questo aspetto.

Ogni squadra ha una sua peculiarità, un suo DNA, ma oggi allenatori e giocatori sono bravi ad adattarsi, sia agli avversari — che cambiano di settimana in settimana — sia alle condizioni del campo, che possono influire sul tipo di gioco. Credo che sarà importante l’approccio mentale: capire subito che tipo di partita sarà fin dai primi minuti e adattarsi.

Sarà una partita a fasi alterne. Ci sarà rispetto per la superiorità tecnica della Lazio, ma il Pisa, giocando in casa, cercherà di mantenere le sue caratteristiche e, a tratti, proverà a fare la partita, come accaduto a Milano. Molto dipenderà da quanto la Lazio concederà: secondo me, contro il Milan, dopo il vantaggio iniziale, come spesso fa Allegri, ha lasciato volutamente il pallino del gioco al Pisa, che poi nel secondo tempo ha anche meritato. Bisognerà leggere bene le fasi della gara: non mi aspetto un Pisa arrembante, ma nemmeno una squadra che lascerà completamente l’iniziativa alla Lazio.

Sui singoli

Basic può sicuramente proseguire sulla scia delle ultime prestazioni, ma la Lazio, in questo momento, deve ragionare da squadra. Lo ha detto anche Sarri: più che sui singoli, bisogna pensare al gruppo. Poi, è chiaro, all’interno di una partita il singolo può trovare la giocata e diventare protagonista, ma ora serve un rendimento collettivo, come nella partita con la Juve, dove tutta la squadra ha fatto una prestazione maiuscola.

La Lazio, negli undici, ha comunque individualità importanti che possono trovare la giocata. Probabilmente non c’è quel giocatore che “dorme” tutta la partita e poi segna al primo pallone buono, ma il protagonista emerge sempre dalla prestazione collettiva. Tra tutti, Zaccagni, se ritrova la migliore condizione, può essere decisivo: non nel senso classico di trascinatore, ma nelle giocate chiave sì, assolutamente.

Dia? Non è un giocatore che in carriera abbia mai segnato venti gol, quindi serve un po’ di pazienza. Sicuramente sbloccarsi potrebbe aiutarlo molto a ritrovare serenità — e, come dicevi tu, la testa conta tantissimo.

La mentalità, infatti, influisce anche sull’atteggiamento della squadra. Per questo volevo chiederti: Sarri, alla luce dell’estate che la Lazio ha vissuto, che tipo di lavoro sta facendo con i ragazzi?

Sì, secondo me Sarri, in questo momento, sta facendo anche lo psicologo, oltre che l’allenatore. È una qualità fondamentale oggi: sul campo più o meno sono tutti preparati, ma la differenza la fa chi riesce a trasmettere le proprie idee, a creare empatia con i giocatori e a capire i momenti, sia dei singoli sia dell’ambiente. Credo che Sarri abbia centrato il punto da grande allenatore qual è: in questo momento bisogna vivere alla giornata, concentrarsi sul campo e tirare fuori il massimo da ogni partita. Ritrovando tranquillità, magari in classifica e nell’ambiente, si potranno poi fare altri tipi di ragionamenti.

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Spalletti alla Juve? Beh, la Juve è una squadra di un certo livello e aveva bisogno di un allenatore dello stesso spessore. Mi aspettavo o lui o Mancini. Mi ha stupito solo l’esonero senza che ci fosse ancora l’ufficialità del nuovo tecnico, ma credo che abbiano scelto il migliore possibile. E non mi sorprende che Spalletti abbia accettato: credo che anche lui sia rimasto scottato dall’esperienza con la Nazionale e avesse voglia di rimettersi in gioco, e farlo con una squadra come la Juve è sicuramente molto positivo per lui.

Fiducia in Pioli? Lo ritengo un bravissimo allenatore, una persona perbene e un grande lavoratore. La Fiorentina è un’ottima squadra, ma, come si dice, non tutte le ciambelle riescono col buco. In questo momento le colpe sono di tutti, anche se il calendario non è stato semplice: nelle ultime tre partite ha affrontato tre squadre molto forti. Sorprende, perché Pioli conosceva bene l’ambiente ed è molto amato. Magari ci si aspettava un impatto migliore, ma resto convinto che, se lo lasceranno lavorare, potrà risollevare la squadra e riportarla in una posizione di classifica più adeguata al suo valore.

Roma? La Roma, al contrario della Fiorentina, sta andando oltre le aspettative. Bisogna darle merito, perché certi risultati non arrivano per caso. Ha vinto anche tre o quattro partite che poteva tranquillamente non vincere — e questo fa tutta la differenza del mondo. Ma vincere gare “sporche” è comunque un merito, quindi il suo primo posto non è casuale. Sorprende anche perché ci è arrivata senza un vero bomber, e sarà interessante vedere come andrà avanti nel prosieguo della stagione.

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