Intervenuto ai microfoni di New Sound Level, Sergio Cragnotti si è raccontato a 360º parlando del passato alla Lazio, del presente e del futuro che verrà. Queste e sue parole:

C'è una cosa una che il presidente Cragnotti non rifarebbe di quel periodo là?

"Certo che gli errori anche ne abbiamo commessi tanti evidentemente in una gestione non è che tutte le ciambelle vanno col buco e quindi qualche acquisto andato male che si pensava  praticamente andar meglio e poi anche non aver allargato gli orizzonti perché in definitiva avevamo un'immagine internazionale però si poteva fare molto di più e anche molto meglio. Quei tempi ancora si viveva molto nel provincialismo, infatti noi abbiamo rotto quegli equilibri troppo interni, la quotazione l'immagine a Londra della Lazio, ci ha dato questa immagine internazionale però doveva essere portata ancora avanti perché si poteva fare di più sul piano del marketing, sul piano della conoscenza e delle cose della società. Poi la favola si è interrotta e il progetto non è andato più avanti. Chi esce dalla borsa è perché il prezzo è molto basso e quindi si ha paura che si possa acquistare un pò tutta la società con dei prezzi veramente bassi facendo un'Opa ostile, non perché la borsa abbia perso i suoi effetti di finanziamento presso i mercati, il fatto è che i prezzi sono troppo bassi, quindi siccome i valori delle società sono nettamente superiori al valore rappresentato dalla borsa. Poi anche sul campo sportivo forse non è quello il pensiero, il pensiero è quello di fare della società un unico pezzo, per essere aggregato ad altre attività internazionali e mondiali, come il caso della Roma."

Alla Lazio conviene rimanere in borsa?

"Questo dipende da Lotito, la borsa italiana sta soffrendo molto, il titolo è molto deprezzato. Quando siamo partiti noi la borsa aveva un valore aggiunto, nel senso di procacciare nuovi mezzi finanziari al fine della crescita della società stessa, come fecero gli inglesi. Oggi sono cambiati i tempi, la globalizzazione ci porta a mercati mondiali."

Se rilevassi ora la Lazio che faresti?

"Lo spirito è di fare un grande progetto sportivo e calcistico, l’immagine è divenuta ancora più internazionale di una volta, il campionato italiano interessa fino un certo punto. I valori aggiunti sono la Champions la Superlega, la globalizzazione ha cambiato tutta la progettualità della società di calcio e il calcio provinciale ha perso molto di affetto. Il progetto Superlega già c’era ai miei tempi, rappresentato dalle società sportive internazionali, Real Madrid, Barcellona. Quello della Superlega è un progetto validissimo che per me andrà avanti. Occorrono tanti mezzi finanziari per fare una società a livello internazionale, occorrono i mercati internazionali perché il mercato italiano non darebbe mai un valore aggiunto, infatti i bilanci ne soffrono. Apparte la biglietteria i bilanci dipendono esclusivamente dalla televisione."

Le è mai venuto in mente di ricomprare la Lazio?

"La mia preoccupazione è stata quello di partecipare, di ascoltare, il colloquio con la gente è molto importante, per questo ho sempre e partecipato con tutti, cercando di fare qualcosa per me e per gli altri. Cosa ne pensa di questi indebbitamenti dei top club e lei in passato fu indebitato per molto meno? La mia situazione all’epoca era un po' complessa non riguardava direttamente la Lazio. Essa ne ha avuto delle ripercussioni. Noi avevamo dei bond messi sul mercato internazionale e nazionale. All’improvviso ci fu una rinuncia al rinnovo di questi bond, si è andati in default e ci è andata anche tutta la Lazio. Sono stati ragionamenti che hanno riguardato più il gruppo, che la Lazio, in definitiva la Lazio non aveva un indebitamento sul mercato. Cirio e Lazio erano scorporate. La Lazio aveva una sola partecipazione, di cui il 51% era del gruppo e il 49% era sul mercato. Poi noi siamo usciti, in quanto gli istituti bancari fecero un aumento di capitale, io non ho seguito l’aumento di capitale e quindi la Lazio andò al nuovo azionista. Gli asset coprivano tutto l’indebitamento, era una soluzione sostenibile, chi è entrato infatti piano piano ha rimesso le cose apposto. Lei è mai venuto di chiamare Calori per ringraziarlo di quel gol? Certamente. Anche nelle vittorie abbiamo sempre dovuto soffrire, diventano momenti ancora più belli. Quale è stato l’acquisto che la ha emozionata di più? Senz’altro quello di Boksic, perché è stato molto travagliato, indipendentemente dal valore del giocatore, le modalità in cui si è sviluppata un po' tutta la tematica dell’acquisto. All’epoca gli acquisti si facevano così sennò poi entravano le grandi squadre Milan, Inter ecc. Ero rimasto molto scocciato sul fatto di Ronaldo, ci avevo lavorato 6 mesi in Brasile, poi noi lì avevamo l’attività industriale, quindi conoscevamo bene il Brasile. Era fatta, doveva firmare, venne con l’aereo Moratti raddoppiò tutto e andò via. Chi inventò le plusvalenze nel mondo del calcio siamo stati noi, la logica era che usciva un grande giocatore e ne entrava un altro. Ai tempi di Nedved alla Juventus fu molto allettante, Mendieta fu uno dei giocatori della Champions. Nedved era una grande plusvalenza che si realizzava e andare su Mendieta era la logica delle cose, poi qualcosa non ha funzionato, il giorno che è venuto da noi è scomparso. Magari siamo noi che non lo abbiamo saputo amministrare bene, Mendieta era un grande e nella logica delle cose ci può stare. Con Ronaldo avremmo vinto tantissimo con quella squadra che avevamo, forse avremmo anche realizzato qualche Champions, non saremmo andati a Valencia a perdere 5-2. Opinione sullo stadio Flaminio? Noi all’epoca ci lavorammo moltissimo con lo stadio Flaminio, poi c’era anche Rutelli che era un Sindaco che tifava Lazio, e non ci riuscimmo. Non so oggi se è cambiata qualcosa, dipende dalla partecipazione del Coni, poi all’epoca si diceva che li non volevano molto disturbo, sulla collina c’erano abitazioni residenziali e si dava fastidio. Nell’ottica della Lazio e della centralità e di quello che deve rappresentare il campo di calcio, quella posizione è ideale. Dipende dall’autorità, ma credo che il presidente Lotito sia uno capace di riuscirci. Come reputi la Lazio attuale? Credo che Lotito voglia finalmente coronare i suoi lunghi anni di partecipazione e forse arriverà il momento in cui forzerà la mano e riuscirà a organizzare una squadra all’altezza della situazione."

da "La Lazio siamo noi" con Francesco Scarcelli e Max Evangelista. Tutti i giorni dalle 9 alle 11 su New Sound Level 90FM.
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