Gonzalez: "Alla Lazio gli anni più belli. Dal 26 maggio a Klose vi racconto tutto…"
Alvaro Gonzalez ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni ufficiali della S.S. Lazio

Il rimpianto più grande rimane l’Europa League 2013 oppure la mancata qualificazione in Champions League?
L’Udinese in quegli anni era un incubo! Mi è mancato giocare la Champions League in Europa, in quelle stagioni la fortuna non fu mai con noi, tra differenza reti e scontri diretti. Quando arrivammo quarti si qualificavano le prime tre, poi quando finimmo quinti andavano le prime quattro. L’Europa League anche fu amara, contro il Fenerbahçe giocammo il ritorno con lo stadio vuoto, dopo una sconfitta nella gara di andata con delle decisioni arbitrali discutibili. Avremmo potuto fare tanta strada.
Qual è stata la tua Lazio più forte?
Ho giocato in Lazio diverse, però quella di Petkovic era più coraggiosa, audace. Puntava a fare sempre la partita, senza paura. Però rimango molto legato anche alla Lazio di Reja, una squadra magari con meno qualità ma più pratica. Oggi studio per diventare allenatore e mi porto dietro anche i loro insegnamenti. Il calcio italiano è sempre stato molto tattico, ti lascia molto. Reja era unico nel saper gestire la rosa, Petkovic invece puntava di più sull’aspetto tattico.
C’è un Tata Gonzalez ora?
Dico Vecino. Matias è forte, mi piace tanto. Ha la garra tipica dell’Uruguay e tempi di inserimento perfetti, con gol pesanti. Ogni tanto ha qualche infortunio ma dà sempre tutto, esce con la maglia sudata. Sono felice che sia alla Lazio, tiene alta la nostra bandiera, come fatto in passato da Muslera e Ruben Sosa.
Ti sarebbe piaciuto giocare con qualcuno in particolare alla Lazio?

Ho vissuto i primi mesi con Luis Alberto, mi allenavo con lui prima che finissi fuori rosa. La sua qualità e la mia corsa si sarebbero sposate bene. Purtroppo non arrivò mai l’opportunità.
Risultati a parte, cosa ti ha lasciato la Lazio?
Sono stati gli anni più belli della mia carriera, non ho dubbi. Ho avuto la fortuna di giocare anche con il Boca Juniors ma non sono stato felice come alla Lazio. Il rapporto con i tifosi era speciale, mi chiamavano “Motorino”. Mi sentivo forte, vinsi anche la Coppa America con l’Uruguay e disputai un bel Mondiale. Quella fu anche l’ultima partita dell’Italia in un Mondiale, spero che gli Azzurri riescano a tornare protagonisti. Purtroppo mancano i giovani talenti, non è un caso che Retegui, cresciuto in Argentina, sia il bomber della squadra di Gattuso. Speriamo bene perché non è la stessa cosa un Mondiale senza l’Italia.










