Gonzalez: "Alla Lazio gli anni più belli. Dal 26 maggio a Klose vi racconto tutto…"
Alvaro Gonzalez ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni ufficiali della S.S. Lazio

I festeggiamenti durarono tutta la notte, chi era il meno lucido? La coppa con chi passò la notte?
Uno tra Ledesma e Mauri si portò la coppa a casa, ora non ricordo bene chi fosse ma fu uno dei loro due. Forse più Cristian. Onazi quella notte invece era fuori di testa, era il più scatenato.
La vittoria del 2013 nacque anche dal 2-1 in extremis del 2011?
Sì, è vero. Per fortuna avevamo giocatori forti e di personalità come Klose. Bastava dare la palla a Miro, al resto pensava lui. Vincere in quel modo fu bellissimo, indimenticabile.
È vero che lo giocasti da infortunato?
Sì, avevo un problema al ginocchio. Ogni tanto mi si bloccava durante la partita, pensa che mi sarei operato solamente cinque anni dopo, nel 2016. Praticamente ero costretto a sbloccare il ginocchio durante la partita, inutile che ti dica il dolore che provavo. Soprattutto in partite come il derby, dove dovevi giocare sempre al massimo.
Chi è stato il compagno di squadra più forte?

Klose, per forza. Ce ne sono stati tanti ma decisivi come Miro no, anche fuori dal campo. Klose dava l’esempio, arrivava per primo e andava via dopo tutti. Un professionista pazzesco, aver giocato con lui è stato un onore.
Il talento sprecato?
Penso a Gonzalo Barreto, mio connazionale. Era un attaccante fortissimo, in Primavera segnava sempre, era capocannoniere. Purtroppo ebbe un problema familiare, sua madre venne assassinata, e non riuscì più a ripetersi su quei livelli. Peccato, perché era considerato il futuro della nazionale uruguaiana.
Quello sottovalutato invece? Magari proprio Gonzalez!
Ci sono calciatori che fanno il lavoro oscuro, lontani dalla luce dei riflettori. Quelli che non rubano l’occhio. Voglio dire Biava, anche se è stato molto amato dalla tifoseria. Se lo vedevi, nemmeno sembrava un calciatore (ride, ndr). Era un difensore intelligente, pulito negli anticipi e senza errori. Giocatori del genere fanno la fortuna di ogni squadra.
L’avversario peggiore da affrontare chi era?
Pogba, ai tempi della Juventus, era uno dei più forti al mondo. Aveva fisico e tecnica, un tocco che non era normale per uno alto due metri. Non ti faceva vedere palla, allungava il braccio, la proteggeva e se ne andava. Era devastante.
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