Il rischio che la Lazio possa finire la stagione nell'anonimato, per il clima di negatività che si è venuto a creare dopo il derby perduto 0-3, c'è ed è concreto. Maurizio Sarri, ieri raggiunto sul campo dal direttore sportivo Igli Tare per qualche minuto avrà il difficile compito di scongiurarlo: una delle speranze è la motivazione individuale dei giocatori. Di quelli che, nelle otto partite di campionato che restano da giocare, sanno di dover dimostrare qualcosa. Per come era messa la fascia destra della Nazionale, con Di Lorenzo fuori per un problema al ginocchio e De Sciglio convocato in extremis da Roberto Mancini, di sicuro Manuel Lazzari non sarebbe finito in tribuna nel match di Palermo contro la Macedonia. Senza quell'infortunio di febbraio contro il Bologna, che lo ha tenuto fuori per un mese, probabilmente una maglia azzurra nello spogliatoio del Barbera per lui ci sarebbe stata, a differenza di quanto accaduto con Luiz Felipe e Zaccagni, che sono invece finiti in tribuna come il romanista Zaniolo. Come riportato dal Corriere della Sera, nel momento in cui Lazzari aveva iniziato a giocare con continuità e allontanate le voci su una possibile partenza a gennaio, ci si è messa la lesione al flessore della coscia destra. Tornato in campo per 12 minuti contro il Venezia, Sarri aveva pensato a un suo utilizzo da titolare nel derby, riservandosi la possibilità di scegliere fino a poche ore dal match. Per Lazzari, che ha un contratto fino al 2024 e che nella Capitale si trova benissimo la strada sembra spianata. E saranno otto partite che nel reparto difensivo precederanno la rivoluzione estiva: Sarri, da un reparto che ha subito ben 45 gol, vuole capire nel più breve tempo possibile i giocatori su cui puntare. Due posti più in là rispetto a Lazzari potrebbe cambiare il centrale mancino: la permanenza di Acerbi non è affatto scontata. Ecco perché Tare non vuole perdere tempo e avere al più presto il sì di Romagnoli.

Rivivi l'ultima puntata stagionale di FootballCrazy, programma condotto da Elisa Di Iorio e dedicato a Pino Wilson. In studio Giancarlo Oddi e James Wilson
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