Indietro tutta. La Lazio perde male a Bologna la seconda partita di campionato e resta a metà classifica. Le prestazioni contro Roma e Lokomotiv Mosca hanno illuso tutti, il sarrismo si vede a intermittenza in questo primo mese e senza Immobile si fa una fatica terribile. Al Dall’Ara dominio totale della squadra di Mihajlovic che cambia modulo prima della sfida decisiva per la sua panchina, sceglie il 3-4-2-1, schema che per Sarri ha lo stesso sapore della criptonite per Superman (era successo lo stesso a Torino). Lazio scarica, nessun movimento senza palla, nessun tiro verso la porta avversaria, in pratica un disastro inatteso. Dopo poco più di un quarto d’ora il Bologna è già avanti di due gol, prima Barrow porta a spasso Luiz Felipe e fa secco Reina che nemmeno accenna la parata. Poi Theate svetta sul solito angolo, Hysaj sbaglia il tempo, il portiere non c’è. Reazione impalpabile, qualche tentativo di Muriqi, isolato in avanti ma colpevole di sbagliare due occasioni, una di destro, l’altra di testa per riaprire il match sul finire del primo tempo. Ripresa a senso unico, Svanberg, Soriano e De Silvestri sembrano giocatori del Real Madrid, Pedro e Felipe non trovano la posizione, Luis Alberto e Milinkovic sovrastati dai dirimpettai e poi sostituiti insieme a Leiva con Basic, Akpa Akpro e Cataldi per un centrocampo tutto nuovo. Hickey trova la papera di Reina per il il terzo gol che chiude un match mai cominciato. L’arbitro Massa ci mette del suo, espulso Acerbi che salterà l’Inter alla ripresa e una serie infinita di ammonizioni ai laziali quasi la partita fosse stata accesa. Ininfluente sul risultato ma comunque ha indisposto i biancocelesti tollerando fin troppo l’aggressività dei bolognesi. Sorride Sinisa che continua giocarsi ogni anno la partita della vita contro la «sua» Lazio, piange Sarri perché il cambio di mentalità del gruppo sarà lungo e purtroppo pieno di cadute, peraltro già viste in passate anche con la vecchia gestione. Pagato a caro prezzo lo sforzo in Europa League con la consapevolezza crescente che questa rosa non possa giocare sfide così ravvicinate alla stessa intensità. Serve un piano alternativo, altrimenti i laziali vivranno una stagione sulle montagne russe. Il Tempo/Luigi Salomone

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La Repubblica | Lazio, la furia di Sarri e la mentalità da cambiare