Forse su c’è davvero il Maestro a vegliare su questa Lazio dei record. Sarri non vuole sentire nemmeno accennare allo scudetto ma, con questi numeri e il Fato sul collo, è automatico guardare ancora più in alto. Persino Lotito è sempre più ambizioso: «Al di là della grande vittoria al Franchi, sono soddisfatto dello spirito che ho rivisto. L’ho già detto, se continuiamo con questo atteggiamento, non ci poniamo limiti e possiamo arrivare lontano». Piano, piano. Anche se questa Lazio sta correndo e macinando ogni primato: tris di 4-0 contro Cremonese, Spezia e Fiorentina, nella storia della Serie A non c’era mai riuscito nessuno. Venti punti dopo nove giornate (2,22 a incontro), appena uno in meno dell’anno dell’ultimo tricolore cucito al petto. La miglior difesa insieme all’Atalanta (5 gol, il passivo), come il miglior Napoli di Sarri nel 2017/18, a questo punto. Quinta porta inviolata come nel 2006, con Provedel imbattuto da 389’ - a un passo dai 419’ della top ten di Blason – ovvero dal gol incassato il 3 settembre da Kvaratskhelia al 61’ all’Olimpico. La distanza dal podio è rappresentata proprio da quei 3 punti persi contro il Napoli nell’unico ko, con una spinta di Kim su Luis Alberto e un rigore netto (su Lazzari) ancora recriminato.

LE ORIGINI DEL GOL - Oggi la differenza reti della Lazio (+16) è addirittura superiore a quella partenopea, che vanta soltanto un timbro in più (22) col suomiglior attacco. Date tempo a Immobile, che ha appena raggiunto con 188 marcature l’idolo Del Piero, oltre a Gilardino e Signori al nono posto della classifica all time del nostro campionato: «Ben arrivato - i complimenti dell’ex Beppe-gol - e ti auguro di fare ancora meglio». I prossimi obiettivi sono le 190 firme di Hamrin e le 205 di Roberto Baggio: «Ma non dimentico mai da dove sono partito, dalla piazzetta della chiesa a Torre Annunziata alla Primavera della Juve, con un sacrificio dietro l’altro. Anche mio padre aveva nel Dna il gol – svela Ciro nel libro “Non è fatica, è amore” di Valerio Cassetta e Dario Viganò, con prefazione di Papa Francesco – ma alla Lazio ho trovato un club e un ambiente meraviglioso. Ho firmato un contratto a vita, mi sento a casa e la famiglia resta sempre il fulcro di tutto». Proprio il bomber, da Coverciano, era stato il secondo a parlare di scudetto dopo Pedro, uno che ha vinto tutto.

fraioli

I TACCHI DE DIOS -  In realtà, in tanti a Formello cominciano a farci un pensiero, ma solo dopo gli scontri diretti contro Udinese, Atalanta, Roma (già 7 mila biglietti venduti) e Juve sarà tutto più nitido. Se il 14 novembre la Lazio si sveglierà ancora così in alto, Lotito dovrà fare per forza uno sforzo a gennaio: «Vedremo». Sarri invoca uno fra Parisi e Valeri come terzino sinistro e il solito Ilic a centrocampo. Prima avrà un vantaggio: rispetto alle altre big, durante lo stop Mondiale, Maurizio dovrà rinunciare soltanto a Vecino e Milinkovic e ha già in mente un richiamo di preparazione in ritiro (Spagna o Formello) per ripresentarsi al top. Dita incrociate ovviamente per le sorti di Sergej, valore aggiunto assoluto di questa Lazio, di nuovo re dei tacchi (3) e degli assist (7) del torneo in corso. Sorpassato addirittura De Bruyne, il serbo ha partecipato a 10 gol, come lui nessuno nei primi 5 campionati top. A Lotito non interessa sia in scadenza nel 2024: «Non ho nessun accordo con Kezman per cederlo alla Juve o a nessun altro in inverno. Anzi, ora vale 120 milioni, non più 100. Ogni mese sale il prezzo».

foto Fraioli

LO STADIO DEL MAESTRO - I tifosi venerano questo Sergente maturo,ma orahanno pureun nuovo beniamino al comando. Sarri ha conquistato il mondo Lazio, la sua ultima dichiarazione d’amore ha mandato in tilt web e radio: «Dopo anni i laziali mi hanno fatto tornare la voglia di allenare. Qui sto bene con i miei giocatori e il mio popolo. Il sogno è giocare al Flaminio con lo stadio intitolato a Maestrelli all’esordio». Nessun allenatore era mai stato così romantico, nonostante le ultime scintille societarie in Campidoglio: «Ho scelto Maurizio perché è un grande maestro di calcio,ma anche per il suo aspetto umano. Io ho proposto per primo il rilancio del Flaminio, sto approfondendo il discorso con la famiglia Nervi, la sovraintendenza, ma non dipende più da me – chiosa Lotito, domani ufficialmente investito al Senatoperché devono avere garanzie sulla copertura e la capienza. La Lazio ha una media di 42mila spettatori, in quell’impianto ne entrerebbero un quarto. Non partecipo col Comune a una conferenza dei servizi al buio». Serve un’illuminazione dall’alto. IlMessaggero/Alberto Abbate

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