Roberto Mancini il derby lo ha giocato a Genova e a Roma, poi ha deciso di fare l’allenatore e li ha gestiti dalla panchina con la Lazio. L’ex c.t. della Nazionale conosce bene questo tipo di partita, l’emozione e le sensazioni sono sempre le stesse, un match che ti attrae e ti stimola e che, proprio ai tempi di Mancini, era diventata una sfida scudetto. Ecco le parole dell’ex calciatore e allenatore ai taccuini del quotidiano Il Messaggero: un’analisi dell’importanza di questa partita dello stato attuale di Lazio e Roma, protagoniste del match di domani.

Roma e Lazio si affronteranno ancora per il titolo?

Io lo spero, perché la città e i tifosi se lo meritano. Oltre non posso andare, adesso è un momento difficile. 

Sull’inizio di stagione della Lazio

È troppo presto per capire i valori delle squadre, comprese quelle romane. La sosta per le nazionali ha interrotto il campionato, ci vogliono tempo e pazienza. A volte arrivi al derby con il ruolo di sfavorito, sei in crisi e ti rialzi dal punto di vista emotivo. La stracittadina è sempre una partita che può consentire di cambiare una stagione, per cui io, per la sfida dell’Olimpico, adesso non vedo una davanti all’altra. Come sempre, un episodio può incidere sul risultato.

Differenza di preparazione tra derby di Genova e derby di Roma e tra allenatore e giocatore

No, perché garantisco che i derby sono uguali da tutte le parti, a Genova come a Roma e a Milano. La tensione della settimana è completamente diversa, la pressione sale, i tifosi spingono e le ultime ore non passano mai. Tra giocatore e allenatore, sensazioni opposte, vigilie diverse. Quando giochi, ti concentri sulla partita, pensi a quello che devi fare e speri di essere decisivo, comunque cerchi di dare il massimo. Non devi dedicarti ad altro. Quando gestisci una squadra dalla panchina, invece, non puoi trascurare un solo dettaglio: devi occuparti di 25 giocatori e metterli nelle condizioni migliori per colpire. Poi devi cogliere i punti deboli dell’avversaria.

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