Mauri: "Calcioscommesse? i tifosi della Lazio e la Società non mi hanno mai lasciato solo..."
Stefano Mauri, ex capitano del club biancoceleste, si è raccontato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ecco le sue dichiarazioni

I derby della Capitale
Ai giallorossi ho segnato tre gol. E dopo la squalifica tornai proprio contro la Roma. Nel 2012 De Rossi mi diede un pugno, ma a fine partita venne a chiedermi scusa. Un gesto da signore. Se Spalletti mi voleva alla Roma? Sì, mi aveva allenato all’Udinese. Ci fu un contatto, ma i giallorossi avevano il mercato bloccato e non se ne fece nulla.
La sua Lazio più forte
Mi sono divertito in quella di Pioli, con Felipe, Candreva e Klose, ma anche in quella di Reja. Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa. Anche Ballardini, con cui vincemmo la Supercoppa contro la futura Inter del Triplete e poi rischiammo di retrocedere. Avevamo paura.
Su Claudio Lotito
La prima volta che lo vidi mi disse ‘Oh, qui c’è da pedalare’. Da capitano, andavo da lui per trattare i premi di squadra. Si presentava due ore dopo e ti prendeva per sfinimento. Quando gli proponevamo qualcosa, lui diceva ‘Aò, ma siete matti? Io prendo meno di voi…'.
I compagni di squadra che gli hanno dato più soddisfazione
Il primo è Tommaso Rocchi, ci capivamo al volo. Ricordo un 2-2 contro il Real in Champions con lui e Pandev davanti e io dietro di loro. Poi gli amici Behrami e Brocchi, e infine Klose. Ogni tanto lo vedevi andare a riprendere i palloni a fine allenamento per metterli nella sacca. Giocava sempre coi tacchetti a 6 di ferro per fare perno sul terreno. Dava l’esempio solo con l’atteggiamento. Un campione, come Baggio. Ho giocato con lui a Brescia. Parlava di quanto amasse la caccia. Ho avuto la fortuna di esserci alla sua gara d’addio a San Siro.
L'esordio in Serie A nel match contro il Milan
Settembre 2002, davanti alla mia famiglia. Fino a pochi anni prima giocavo nei dilettanti e lavoravo con mio zio: lo aiutavo a realizzare caschi. Ho anche un diploma in elettronica e comunicazioni. Se non avessi sfondato nel calcio, avrei vissuto di quello. A Modena capii che avrei fatto il calciatore e che la mia famiglia avrebbe avuto un “peso” in meno. Mio padre, ex calciatore e allenatore nei dilettanti, lavorava alla Sim, mia madre alla Piaggio. Non mi hanno fatto mancare niente.
Se ha dei rimpianti
Non aver giocato un Europeo o un Mondiale. L’avrei meritato. Ma nei momenti clou ho sempre avuto alcuni infortuni.
Se c'era mai stata la possibilità di trasferirsi alla Juve, Inter o Milan
Qualcosina c’è stato, ma Lotito non mi ha mai lasciato andare. E io volevo restare alla Lazio.