Fate largo, la Lazio torna all’attacco, mette il turbo nel girone di ritorno. Ventisei gol realizzati sinora, quarta forza di questo campionato. Per carità, tesoretto di tutto rispetto, ma Sarri ci ha abituato a ben altro. L’anno scorso chiuse la stagione con il secondo score della Serie A (dietro l’Inter), con 77 reti all’attivo. È vero, da quest’estate si punta di più sull’equilibrio, su una difesa di ferro (appena 11 centri incassati, dietro la Juve a 7) e un centrocampo con più muscoli e fiato (sacrificando le magie di Luis Alberto), ma la Lazio può e sa essere ancora una macchina da gol. Sull’ultimo dato provvisorio ha inciso ovviamente la lunga assenza (5 gare) di Ciro. La Scarpa d’oro ora punta ad eguagliare Nordhal con il quinto titolo di capocannoniere nostrano. Immobile finalmente è guarito, con il Galatasaray ha dimostrato di non aver perso il fiuto: in un tempo movimenti in lungo e in largo, un palo sfiorato, un rigore conquistato (ma non assegnato), oltre l’assist per il pari di Felipe Anderson. Incredibile la trasformazione del brasiliano. Continuo, cattivo, persino sotto porta spietato. Pipe uno e trino, ormai passa da centravanti ad esterno in un attimo. Dopo l’ultimo rodaggio da prima punta, ovviamente dovrà collezionare più di 3 gol e 2 assist in futuro, ma Sarri ha poco da rimproverare a uno che dà l’anima persino in ripiegamento sul gong. E che dire di Pedro, un ragazzino di 35 anni, che ha timbrato due volte il cartellino (oltre tre passaggi decisivi) in 679’ di campionato, nonostante le cavi- glie lo abbiano tormentato. Con il Galatasaray è sembrato di nuovo al top, un trottolino col vizio del gol, sfiorato due volte a fil di palo. Così il più prolifico Zaccagni (già 5 firme) dovrà ricorrere la miglior forma e il suo posto. Nessun problema, Sarri è contento, ama sfruttare la competizione interna per alzare il livello. Guai a sentirsi al sicuro. Guarda caso, martedì mattina il tecnico aveva giocato con l’undici fratinato, con il veleno di Luka Romero e i suoi tiri infuocati all’incrocio. Cresce bene, il niño, dopo il Monza è stato premiato con la titolarità allo Stadium, nelle gerarchie ormai ha superato persino Cancellieri, più volte ripreso in allenamento. Matteo si sta impegnando, ma Sarri pretende da lui più concentrazione e meno narcisismo. L’ex Verona, subentrato nell’ultima amichevole a 12’ dalla fine, ha poi accusato un dolore alla schiena all’Emirhan Spor Kompleksi, ieri completamente allagato. Il Messaggero/Alberto Abbate

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