Gonzalez: "Alla Lazio gli anni più belli. Dal 26 maggio a Klose vi racconto tutto…"
Alvaro Gonzalez ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni ufficiali della S.S. Lazio

È vero che contro la Juventus eri sicuro di segnare? Tu che segnavi al massimo un gol a stagione?
Sì, ed era una Juventus sicuramente più forte di quella di oggi. Non segnavo molto ma me lo sentivo: per questo avevo la maglia di Scaloni pronta. Lionel era infortunato ma ci teneva a rimanerci vicino, per lui fu difficile accettare l’infortunio. L’assist di Ledesma fu perfetto, mi tuffai di testa e segnai. Così corsi subito in panchina a prendere la maglia. Me lo sentivo dalla mattina della partita, non so perché.
A proposito di Scaloni: te lo aspettavi così decisivo con l’Argentina?
Lionel era un allenatore in campo, quando andò all’Atalanta si muoveva già da vice e assistente tecnico di Colantuono, non era solo un calciatore. Capiva tantissimo di calcio, ovviamente non me lo aspettavo subito così vincente, mi ha sorpreso, ma ha meritato tutti i trofei conquistati con la Nazionale. Sa come esaltare i calciatori che ha a disposizione, sono molto contento per lui.
Hai mai più rivisto gli ultimi 5’ di Lazio-Juventus del 2013 su YouTube?
Mamma mia! Fu un finale senza senso. Prima il pari di Vidal, poi il gol di Floccari e infine il tiro a porta vuota di Marchisio. Ho i brividi a parlarne, sembra che sia appena successo. Abbiamo sperato tutti che quella palla non entrasse. Era probabilmente destino….
Il ritiro di Norcia fu la chiave per vincere il 26 maggio?
Fu una mossa decisiva, la Roma invece rimase a Trigoria. Quel ritiro mi aiutò a recuperare dalla fascite plantare, il lavoro settimanale mi permise di giocare la finale. In città c’era un clima pesante, non potevamo rimanere lì. Però eravamo fiduciosi, sapevamo di essere forti. Quella coppa doveva essere nostra. E la vittoria nel derby dei derby, con la coppa alzata proprio contro la Roma, rimarrà indimenticabile.
Perché il destino fece segnare Lulic, l’uomo forse meno atteso?

A volte devi farti trovare al posto giusto, Senad giocava con il cuore, percorreva 11 km a partita. Quel gol gli ha allungato la carriera nella Lazio. Gli ho sempre detto che la sua fortuna quel giorno era indossare gli scarpini con i tacchetti alti, altrimenti non so dove sarebbe finita quella palla (ride, ndr).
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