Sarri ringrazia Leao e perfeziona il suo miracolo: trasformare una difesa colabrodo nella migliore del campionato dopo ventotto partite con soli diciannove gol incassati grazie alla goleada inflitta dal Milan al Napoli finora in testa nella speciale classifica delle reti subite. Diciotto mesi di allenamenti maniacali, di schemi ripetuti fino allo sfinimento oltre ad acquisti azzeccati e il tecnico toscano è riuscito a far diventare la sua creatura un bunker difficilmente espugnabile. Tanto lavoro con la linea per migliorare giocatori che, nella passata stagione, erano risultati tra i peggiori nei duelli individuali. La soluzione, quindi, era difendere di squadra con l’aiuto di tutti a cominciare dagli attaccanti cercando di ridurre gli spazi di competenza per ciascun elemento. Così la Lazio ora gioca in trenta metri, gli attaccanti, oltre a chiudere le linee di passaggio di inizio azione avversaria, cominciano il pressing qualche metro più dietro rispetto allo scorso anno. Luis Alberto e Milinkovic, poco propensi al sacrificio per caratteristiche, ne hanno tratto giovamento: pressano ma con meno intensità, non si sfiniscono in corse inutili di 40-50 metri e possono mantenere la necessaria lucidità in fase di costruzione della manovra.

Poi, ovviamente, ci sono i nuovi inserimenti per rendere possibile la trasformazione: Provedel ha avuto un impatto fondamentale con diciassette partite su ventotto senza prendere gol, un record per la storia del club. Pagato solo 2.5 milioni di euro ha scalzato Maximiano ed è diventato uno dei punti di forza. Così come la coppia Romagnoli-Casale, due che si completano a vicenda e sono particolarmente bravi nelle «scappate all’indietro» tanto care a Sarri quando gli avversari cercano di prendere d’infilata la sua squadra. Ottimo anche il lavoro degli esterni Marusic e Hysaj, con quest’ultimo che ha di fatto rubato il posto da titolare a Lazzari (l’ex Spal è comunque migliorato tanto) tornando sui livelli di qualche stagione fa. L’albanese, fedelissimo di Sarri, si è ripreso la scena grazie a delle buone prestazione col vantaggio di conoscere meglio di tutti i movimenti richiesti dal suo allenatore. Patric e Gila completano il reparto, Luca Pellegrini ha dimostrato di poter ben figurare, Radu rimane il senatore abile ad aiutare i giovani. I numeri confermano la crescita: addirittura su 19 reti incassate, sette sono arrivate da palla inattiva (1 rigore, quattro angoli e due punizioni indirette).

Nei miglioramenti ha inciso l’assenza prolungata di Immobile: prima la squadra partiva da 1-0, ora senza Ciro il gruppo ha capito ancora di più l’importanza di non subire reti perché con la qualità che conserva in attacco prima o poi un gol riesce sicuramente a segnarlo. In Europa, invece, soprattutto per mancanza di concentrazione si sono rivisti vizi antichi, però il miglioramento in campionato si può trasformare nell’arma vincente per centrare uno dei primi quattro posti che valgono la Champions. Il Tempo/Luigi Salomone

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