Lazio senza centrocampo: tra il paradosso Basic e il coraggio di lanciare i giovani
La Lazio deve decidere cosa vuole essere: una squadra che sopravvive alle emergenze o una squadra che cresce attraverso esse

C’è un momento, nella stagione di una squadra, in cui la realtà ti costringe a guardarti allo specchio. Per la Lazio quel momento è arrivato adesso, dopo solo quattro giornate di campionato, e ha la forma di un centrocampo svuotato, rattoppato, quasi inesistente. Non parliamo di una crisi tecnica, di una flessione di gioco o di un calo di rendimento (su cui si potrebbe altrettanto discutere): parliamo di numeri, di effettivi. E i numeri, purtroppo, sono impietosi.

Vecino è lungodegente e non si sa ancora quando rientrerà. Guendouzi è fuori per due giornate dopo aver rimediato un'espulsione gratuita e discutibile nel derby. Anche Belahyane, anche lui squalificato, sconterà lo stesso destino del francese, seppure per una giornata soltanto. Dele-Bashiru e Rovella, invece, sono fermi ai box per infortunio. Entrambi, per motivi diversi, rimarranno con ogni probabilità fuori almeno un mese. Resta, in mezzo al campo, soltanto Cataldi. Uno. Soltanto uno. Un reparto intero ridotto a un singolo giocatore, per giunta l'unico "nuovo" rispetto alla scorsa stagione, su cui la Fiorentina avrebbe potuto esercitare il riscatto per pochi milioni di euro, tra l'altro.
Eppure, la Lazio lunedì sera scenderà in campo allo Stadio Luigi Ferraris, in terra ligure contro il Genoa di Vieira. Una squadra che di certo non farà sconti e che, nonostante i due punti in classifica frutto di due pareggi ottenuti contro Lecce e Como, farà di tutto per arrivare alla prima vittoria stagionale al cospetto dei suoi tifosi.
Solo sfortuna o c'è dell'altro?
Chi parla di sfortuna dice solo mezza verità. Gli infortuni fanno parte del gioco, così come le squalifiche: imprevedibili, certo, ma non eccezionali (Guendouzi a parte). La differenza tra una squadra solida e una fragile sta tutta qui: nella capacità di assorbire l’imprevisto. La Lazio, invece, appare impreparata. È un film già visto: si parte con una rosa ridotta al minimo - per questa stagione colpa principalmente del mercato bloccato - e al primo incidente di percorso il castello crolla.

L’idea Basic: un paradosso in piena regola
La soluzione che circola in queste ore è tanto semplice quanto grottesca: reinserire Toma Basic nella lista Serie A. Ora, il croato è un giocatore che la Lazio ha di fatto messo ai margini da tempo. Un corpo estraneo al progetto tecnico (anche con Baroni), mai davvero dentro le rotazioni di Sarri. Eppure, proprio lui dovrebbe diventare la toppa d’emergenza. Un paradosso che sa tanto di autogol.
Perché reinserire Basic comporta un sacrificio non indifferente: escludere qualcun altro fino a gennaio. I nomi di cui si parla in queste ore sono principalmente due: Dele-Bashiru o Lazzari. Ora, davvero la Lazio è disposta a privarsi per mesi di un giovane centrocampista acquistato con prospettiva (al netto di un inizio di stagione in difficoltà), o di uno dei terzini più affidabili a disposizione (escludendo l'attuale stagione, Lazzari ha saltato per infortunio solo 30 partite in tutte le competizioni in sei stagioni di Lazio), pur di riesumare un giocatore che non rientra nei piani?
L’alternativa coraggiosa
Eppure esiste una via diversa, e ancora non si sa se sia più comoda o rischiosa: attingere dal settore giovanile. Una necessità trasformata in opportunità. La Lazio Primavera non sarà di certo una delle migliori sul panorama italiano. È innegabile che negli ultimi anni ha avuto molte difficoltà (si ricordi il passaggio in Primavera 2 di qualche stagione fa), come è altrettanto innegabile che l'ultimo vero calciatore proveniente dal vivaio è Cataldi (che ironia della sorte!). Tuttavia, in queste condizioni numericamente disperate, pescare nel mazzo non dovrebbe essere una scelta poi così folle.
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